Servizio Banconote – Il padre, il figlio e il Sibc

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Dalle parti di certi sindacati c’è sempre una gran voglia di elevarsi con profetica statura e riproporre le 3 verità teologali, una trinità mentale che fa tanto mistero della fede.

Come CGIL e come sindacato che ha fatto assemblee sul campo per parlare, ragionare e soprattutto raccogliere con umiltà le idee ed i consigli dei colleghi neoassunti, e non limitarsi a dispacci via mail, sappiamo benissimo che i famosi Operai di III junior sono già stanchi dei battibecchi tra sigle sindacali che non portano a niente, degli sterili rinfacci sul passato quando loro in Banca neanche c’erano, di sindacati che sono più impegnati a farsi la guerra piuttosto che trovare, con tutte le differenze di tavoli e apparentamenti, unterreno di rivendicazioni serie e uguali per tutti.

Quindi, all’elencazione di pretese verità risponderemo semplicemente con idee che secondo la Fisac CGIL potranno riparare gli errori contenuti nell’Accordo.

Prima idea: la Produzione di banconote in-house.

L’Accordo del 2017, per il limite temporale su cui è fondato, non garantisce adeguatamente la sicurezza lavorativa dei colleghi per il futuro, e questo per due ordini di ragioni:

1)    Produrre banconote in-house, così come la stessa BCE ha chiaramente definito,non significa necessariamente farlo come Servizio di una banca centrale (come l’attuale Servizio Ban) ma rientra nella definizione di “in-house” anche un’eventuale Entità separata e controllata (esempio lampante è IMBISA S.p.A., società per azioni spagnola con capitale di totale proprietà della Banca di Spagna). Ed è lo stesso Accordo su Banconote, come abbiamo ripetutamente puntualizzato, che lascia una “via di fuga” del genere alla Banca in caso dieventuale definizione in sede europea di diversi assetti organizzativi…”

2)    Alla luce di quanto detto è elementare chiedere un’essenziale presupposto di sicurezza per i lavoratori, ovvero conoscere la pianificazione dell’attività di Ban nel lungo periodo e non solo fino a dicembre 2022. Questo non è stato fatto pur avendo concesso alla Banca enormi risparmi sul costo del lavoro con gli Operai di III junior innanzitutto, ma anche con il pesante taglio dei Capi reparto e l’eliminazione della figura del Capo officina “operaio” (hai visto mai riapparirà vestito da Coadiutore…?).

Seconda idea: essere dipendenti di Banca.

Firmare un Accordo che scarica sulla nuova generazione di operai il costo della competitività, non può essere un vanto sindacale soprattutto per una sigla come il Sibc che ne aveva attaccato ferocemente il contenuto e i Sindacati “primo tavolisti”, salvo poi, con tempismo teatrale, riempire la prima sedia vuota, amare l’Accordo come il figlio prediletto e stringersi in un abbraccio commovente con la Falbi.

Siamo tutti consapevoli che il mondo cambia e che le realtà industriali come quella di Ban risentono e saranno sempre più condizionate dalla richiesta di banconote in circolazione, dall’evoluzione del sistema dei pagamenti, dalla concorrenza tra produttori; ma proprio per tutte queste ragioni la Fisac CGIL sta chiedendo da molto tempo delle “ragionevoli certezze”, perché anche un bambino capirebbe che è fondamentale non solo essere un dipendente di Banca ma anche “come e dove” lavori in Banca: una cosa è vivere la propria attività in un Servizio e una cosa è svolgerlo in una Società controllata, con ritmi, criteri e pressioni enormemente differenti.

Terza idea: la competitività.

Non è passato inosservato un ragionamento “di sistema” che ha messo sul tavolo di trattativa il Sibc: per evitare che la Banca continui a sopperire alle sue esigenze sparse di personale ricorrendo a “contratti temporanei” assumiamo tutti di III junior…?

È qui però c’è da porsi arcani interrogativi:

ma l’operaio junior del terzo millennio non era stato accettato a malincuore (indegnamente sottopagato dicevano) per sole esigenze di competitività della Produzione di Banconote, altrimenti privatizzavano con uno schiocco di dita?

–  non c’era il famoso dossier riservatissimo (che lo trovi ormai pure scritto sui muri) dove “o III junior o Oggisistampadomanichissà Spa…”? Che ci sia un nuovo dossier top secret per privatizzare tutta la Banca d’Italia?

A voler pensar male si potrebbe ipotizzare che si è usata la trattativa su Banconote per provare a fare entrare dalla porta di servizio una figura contrattuale sottopagata, magari in prospettiva di una Riforma delle Carriere con una macro area degli Operativi, senza più categorie ma livelli, e come livello stipendiale base “il jolly junior”.

Un immenso taglio del costo del lavoro sulle spalle delle future generazioni per sempre, la garanzia per la Banca di una Riforma a costo sotto-zero e con qualche spiccio dei milioni di euro risparmiati per rendere “meno scivolosi” i gradini.

Meno male che ci pensano loro ai giovani!

La Fisac CGIL Banca d’Italia questa ipotesi di percorso la respingerà con tutta la forza.

Roma, 9 settembre 2019

La Segreteria Nazionale