Il nostro Paese ha una natalità molto bassa, una delle più basse in Europa. Il dibattito – cui partecipano tutti (demografi, medici, sociologi, psicologi, filosofi e uomini di culto) – si concentra su un ipotetico ridotto senso della maternità delle donne, su un vagheggiato egoismo intergenerazionale, sulla crisi della famiglia tradizionale e, talvolta addirittura, su una “moderna” paura del parto. Pochi dicono, però, che le leggi devono, sia con i servizi sia con la leva fiscale, sostenere realmente le persone nella difficile conciliazione tra lavoro e cura dei figli. Il Sindacato lo sa da tempo: senza una politica, anche contrattuale, che metta al centro le prerogative dei genitori che lavorano, le tante lamentele sulla denatalità rischiano di essere inutili e mortificanti per le persone, per le famiglie e per la società tutta. Aver cura dei figli e assistere gli anziani, i malati e i disabili sono necessità non eludibili nel microcosmo di affetti della famiglia, le cui dimensioni sempre più ris trette rendono spesso i problemi drammatici. I “Diritti dei Genitori” (spesso indicati come “Congedi Parentali”), che illustriamo in questa sezione del nostro sito, sono uno strumento essenziale di conciliazione tra vita personale e vita professionale. L’obiettivo è che nessuno, per il solo fatto di avere l’esigenza di garantire assistenza e cura ai propri familiari, debba essere discriminato nello svolgimento della sua attività lavorativa. Le leggi e le norme contrattuali che trovate di seguito sono una grande conquista del Sindacato e soprattutto del Movimento delle Donne. Il quadro normativo, ovviamente, può e, anzi, deve essere arricchito. Per farlo siamo tutti chiamati ad una battaglia che, serenamente, ci sembra più utile dei tanti “convegni” o delle migliaia di dichiarazioni sull’importanza della famiglia (tradizionale), dell’amore filiale e della cura solidale, spesso considerati solo gravosi doveri e non diritti esigibili.