La legge 104/92
La legislazione sui diritti dei disabili ha vissuto due diverse stagioni, dal dopoguerra e per tutti gli anni ‘60 si è prevalentemente agito sul piano caritativo-assistenziale con il risultato di trasformare la vita del disabile in un problema da gestire e quindi in un’emarginazione di fatto. Negli anni ‘70 cominciano le battaglie civili per l’affermazione del diritto della persona disabile a vivere la propria diversità rimuovendo gli ostacoli all’integrazione nella vita lavorativa e sociale, principio previsto dalla nostra Costituzione. Si ascrivono a questo quadro legislativo le leggi 118/71 sul diritto di piena cittadinanza e la legge 517/79 che ha permesso l’integrazione scolastica e il diritto allo studio, premessa indispensabile ad un reale inserimento nella società e nel mondo del lavoro. In questo lungo processo di rivendicazioni e di lotta il Sindacato è sempre stato a fianco delle Associazioni dei disabili, in coerenza con i principi delle pari opportunità tra i cittadini e della solidar i età attiva nei confronti di coloro che versano in situazioni di difficoltà. Il ruolo svolto in questo senso dalla legge 104/92 si è rivelato essenziale, pur nei limiti delle disponibilità di bilancio delle varie amministrazioni, per creare una rete di servizi tesi all’integrazione e all’assistenza del disabile. In Italia, secondo le ultime stime dell’ISTAT, sono quasi tre milioni le persone che vivono con una disabilità più o meno grave. Gli occupati tra pubblico e privato sono meno di 250.000, mentre i disoccupati sono oltre 400.000. È evidente, perciò, come nel nostro Paese la percentuale di disabili che godono di un’occasione di lavoro è molto bassa, nonostante leggi nazionali che sanciscono il “diritto al lavoro” per la categoria. Costruire una cultura positiva verso le persone disabili che vada oltre la compassione non è certo semplice, ma la conoscenza dei diritti è un fatto di fondamentale importanza per impedire sopraffazioni, velleità e ingiustizie e affinché tutti i cittadini e lavorat ori, a prescindere dalla diversità, abbiano la “dignità di persone”. Sono necessarie sensibilità, attenzione, vigilanza sui posti di lavoro e nei luoghi della contrattazione, perché quanto riconosciuto dalla legge diventi effettivamente esigibile e attraverso l’integrazione lavorativa il disabile possa realizzarsi pienamente come cittadino e individuo.