Lump Sum: Win Win

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Una soluzione equa e strutturale in cui vincono tutti

La Fisac Banca d’Italia ha trasmesso al Segretario Generale una proposta per sbloccare finalmente il negoziato sulla somma forfettaria e dare una risposta seria a tutti i colleghi post ’93.

Si tratta di una proposta strutturale, perché risolve il problema del divario generazionale, equa, perché lascia intatti i diritti in essere compresi quelli dei lavoratori pre ’93 e sensata perché si fonda sull’impegno di risorse destinate al personale, già disponibili ma attualmente inutilizzate.

Negli ultimi anni il confronto sul tema della previdenza complementare in Banca d’Italia è stato impostato nei termini di un netto contrasto tra posizioni inconciliabili: da un lato rassicuranti certezze per i colleghi “pre ’93”; dall’altro solo briciole, in un quadro di complessiva incertezza, per i “post ’93”.
Ci si è abituati, nel tempo, a credere che questo scenario fosse ineluttabile; che le risorse a disposizione fossero talmente scarse da non consentire di immaginare una soluzione che potesse essere ragionevole ed anche solo minimamente soddisfacente anche per i più giovani.

La Fisac Banca d’Italia ritiene che le cose non stiano così ed avanza pertanto una proposta che abbandona la diffusa idea secondo cui i pre ed i post ’93 partono da posizioni antagoniste.
Tale proposta riesce, infatti, a tenere insieme entrambe le categorie, mantenendo invariata la posizione dei pre ’93 ed immaginando per i post ’93 una soluzione progressiva che parte dal superamento del problema inerente al vincolo delle risorse.

Come? Utilizzando somme che sono già presenti nel bilancio della Banca d’Italia e che, attualmente, non vengono impiegate.

La situazione, oggi.

Gli “accantonamenti diversi per il personale” nel bilancio della Banca d’Italia sono composti da voci distinte e riferite a platee distinte.
Sotto il profilo dimensionale, il Fondo TQP, istituito per i colleghi pre ’93, è la voce di gran lunga rilevante (ne rappresenta il 97%) ed è un fondo in continua crescita, sebbene la platea dei dipendenti che ne usufruiscono si stia riducendo.
Il Fondo oneri per il personale (FOP), invece, rappresenta una voce alquanto ridotta del bilancio (dal 2010 non supera mai i 180 milioni di euro) ed è legata alle vicende dei prepensionamenti dei singoli esercizi. In particolare, le misure di accompagnamento all’uscita connesse con la ristrutturazione territoriale dell’Istituto ha assorbito 264 mln nell’ultimo quinquennio, con una media di poco superiore ai 50 mln annui.

La nostra proposta.

Prevede un utilizzo delle eccedenze degli utili derivanti dalla gestione del fondo TQP; fondi che, ad oggi, vengono lasciati in bilancio e non hanno alcuna destinazione.
Proponiamo un travaso, graduale e compatibile con le esigenze di tutti i colleghi, tra Fondo TQP e FOP. Poiché la dimensione effettiva del Fondo TQP risulta ben maggiore dei già prudenti calcoli della Banca, una quota dell’utile (non dunque del Fondo in quanto tale, ma della sua variazione annua) andrebbe a confluire nel FOP come nuovo fondo destinato alla somma forfettaria detta “lump sum”.
Tale quota potrebbe essere calcolata come proporzione dei post ‘93 sulla complessiva compagine del personale della Banca sulla parte del flusso annuo al Fondo TQP libera dagli accantonamenti basati sul calcolo delle riserve matematiche.
In base ai dati degli ultimi anni, si tratterebbe di una cifra attorno ai 150 milioni di euro l’anno, risorse che alla Banca non comportano alcun costo aggiuntivo (non trattandosi di risorse nuove ma solo di una diversa appostazione contabile di risorse già esistenti) e che si possono girare al Fondo FOP semplicemente modificando alcuni articoli del Regolamento TQP.
Volendo immaginare lo scenario “peggiore”, con un “travaso” attorno ai 100 milioni di euro l’anno, si tratterebbe comunque, già oggi, di risorse in grado di ridurre fortemente il gap generazionale tra colleghi pre ’93 e post ‘93.
Si tratta, in buona sostanza, di utilizzare in maniera coerente, ed a tutto vantaggio dei colleghi risorse che già in origine erano state concepite e destinate al personale (“Accantonamenti diversi per il personale”), ma che attualmente non risultano impiegate.

Conclusioni

La nostra proposta supera la cruda impostazione di una “competizione” tra giovani e meno giovani per assicurarsi un equo futuro previdenziale, abbandonando il concetto secondo cui il riconoscimento di risorse ai post ’93 debba necessariamente determinare un peggioramento delle condizioni dei pre ’93.
Il “travaso” tra un Fondo e l’altro non determinerà nessun nocumento per i pre ’93, né il mantenimento della situazione attuale ne determinerebbe un aumento: perché quelle somme, semplicemente, non vengono usate.

Questa proposta evidenzia soluzioni che consentono di tenere insieme le generazioni dei dipendenti della Banca riequilibrando però in maniera graduale ma significativa – e senza danneggiare nessun collega – la situazione previdenziale dei colleghi post ’93.

Roma, 21 febbraio 2017

La Segreteria Nazionale