Riforma delle carriere e tutela dei coadiutori. Lasciateci lavorare?

Bandiere

 

Un recente volantino a firma CIDA-DASBI torna sul tema della riforma delle carriere con particolare riferimento ai colleghi coadiutori per elogiare, ovviamente, quanto fatto per i direttivi. Vale la pena fare alcune brevi osservazioni in proposito.

Il volantino parte, per ragioni non meglio precisate, da “quanto accaduto nel Regno Unito”, presupponiamo con riferimento all’esito del referendum noto come “Brexit”. Se interpretiamo correttamente quanto scritto circa la “marea montante di populismo”, CIDA e DASBI si schierano contro lo svolgimento di consultazioni su questioni così delicate. Vogliamo rassicurarli che se avessero fatto votare i colleghi sulla riforma delle carriere dei direttivi, magari con tanto di assemblee, non avrebbero alimentato nessun populismo: avrebbero solo dato modo ai colleghi di discutere, finalmente, di una questione decisiva per il loro futuro. Il populismo si alimenta nascondendo i problemi, da tutti e due i lati della Manica.

Vediamo ora i temi concreti sul tappeto. Il primo riguarda l’esegesi del termine “particolare” riferito al colloquio per il reinquadramento dei coadiutori. Al di là di dubbie polemiche lessicali il punto è questo: il colloquio non serve a promuovere, com’è per il concorso a F2/fascia 3, o per quello da assistente a coadiutore, ma a reinquadrare colleghi che avranno mansioni e ruoli simili a prima. Per questo non può che concentrarsi sullo specifico lavoro svolto dal collega. Questo è ciò a cui si impegna per ragioni sin troppo ovvie la Banca.

Un secondo tema concerne i coadiutori in quanto tali. Si ricorda, in premessa, che questa O.S. ha sempre ritenuto più logico (in analogia ad altri settori) creare un’area quadri, rafforzata nei compiti e nelle misure economiche in cui inserire anche i coadiutori, che avrebbe rappresentato il punto di riferimento della struttura delle carriere in Banca d’Italia. Ebbene, la Banca, con l’utile apporto di CIDA e DASBI, ha più volte firmato di corsa un accordo per i direttivi da puntare come una pistola alla tempia agli altri dipendenti. È stato così sull’orario di lavoro, sulle Filiali e anche in questa occasione. La firma sulla riforma dei direttivi imponeva un raccordo con l’attuale struttura della carriera degli operativi per evitare che i nuovi assunti scavalcassero gli oltre 1400 coadiutori attuali. Nel disegno della Banca ciò voleva dire piegare i sindacati del primo tavolo a una riforma degli operativi fotocopia di quella dei direttivi. Non riuscendo in questo intento, secondo gli stessi CIDA e DASBI, avrebbe voluto semplicemente “ignorare il problema dei Coadiutori già in servizio”, una scelta ovviamente inaccettabile. L’accordo trovato dal primo tavolo, ossia il reinquadramento tramite colloquio, è l’unica soluzione logica una volta firmata la riforma dei direttivi. Scrivere che gli accordi per il comparto operativo “hanno ratificato quanto spuntato nel corso della trattativa sul tavolo dei direttivi” è dunque vero. Una volta rovinato il futuro dei direttivi con una riforma senza senso, si è dovuto correre ai ripari per limitare i danni.

L’ultima osservazione del volantino è incomprensibile quanto la prima. Ci viene infatti spiegato che “è questione di interesse generale, e non solo di una parte sindacale, che la riforma della carriera direttiva in vigore da oggi parta col piede giusto e mantenga le promesse di cambiamento e di modernizzazione”. Questo ragionamento fa acqua da tutte le parti perché presuppone ciò che vuole dimostrare. La riforma dei direttivi, lo abbiamo spiegato più volte , provocherà danni ai colleghi direttivi e all’azione istituzionale della Banca. Non si tratta dunque di “picconare” ma di evidenziare i problemi. Sorge invece il legittimo dubbio che chi ha firmato quell’accordo, consapevole che a breve comincerà a produrre danni, voglia attribuire la colpa di questi problemi a chi non li lascia lavorare (Cida e Dasbi), non rendendosi conto che è una riforma sbagliata a far lavorare male (i colleghi) e non chi denuncia questa semplice verità.

Roma, 4 luglio 2016

La Segreteria Nazionale