Trattative, democrazia e futuro della Banca

Bandiere

 

Falbi-Cgil-Uil – che rappresentano la maggioranza del personale non direttivo – nonostante le ripetute forzature operate dall’Amministrazione e un’ipotesi di accordo sulle misure di accompagnamento che non è in grado di soddisfare pienamente tutte le esigenze emerse dai colleghi coinvolti, hanno responsabilmente deciso di chiamare le lavoratrici e i lavoratori ad esprimersi.

La consultazione, effettuata sulla base di quanto emerso a conclusione del confronto negoziale avvenuto il 3 novembre u.s., ha visto prevalere i “” con una percentuale di poco inferiore al 68%.

Coerentemente, Falbi-Cgil-Uil hanno inviato una lettera all’Amministrazione al fine di essere convocati per la sottoscrizione dell’ipotesi di accordo validata dalle lavoratrici e dai lavoratori.

L’Amministrazione, nonostante i tempi lo consentissero, ha deciso di convocare le organizzazioni sindacali il 30 novembre p.v., cioè dopo la riunione di oggi del Consiglio Superiore e sulla base delle determinazione che verranno assunta in quella sede.

La decisione costituisce l’ennesima forzatura della Banca ed è in linea con l’atteggiamento tenuto in tutta la vicenda dalla stessa.

L’Amministrazione, forte dell’accordo con le sigle maggioritarie tra i “direttivi” e dell’accondiscendenza di sindacati come la Fabi e il Sibc che hanno costantemente lavorato per dividere il personale, ha messo in atto sin da subito una chiara campagna tendente a delegittimare i sindacati del primo tavolo. Tale scelta è stata portata avanti a prescindere dalle legittime aspettative dei colleghi delle Filiali chiudende nonostante che, a più riprese, la stessa Banca avesse affermato la necessità di tutelare pienamente tutti i lavoratori coinvolti nelle chiusure.

D

i fronte ad uno scenario che, comunque lo si valuti, vede un’istituzione intenta a ridurre la propria presenza sul territorio, a smantellare servizi di natura pubblica lasciando i cittadini ulteriormente “soli” nel loro rapporto con il sistema economico e finanziario, a consentire una presenza minimale delle nostre alte professionalità nell’ambito della Banca Centrale Europea, il tutto è stato reso possibile, come detto, dall’atteggiamento assunto dalle sigle dei “direttivi” che hanno fatto leva sulla distinzione formale dei due regolamenti, in un logica di intollerabile divaricazione del personale e non tenendo in alcun conto le legittime aspettative della parte più debole di esso.

Crediamo che qualunque sia la conclusione della vertenza, vada prontamente rimossa l’anomalia che permette a organizzazioni sindacali che rappresentano solamente una parte del personale – peraltro largamente minoritaria – di decidere per tutti e di costituire uno strumento utilizzabile dalla controparte. Pertanto, la Fisac CGIL ribadisce il valore dell’unicità del contratto per la maggior salvaguardia delle lavoratrici e dei lavoratori.

Non è il tempo – adesso – di atteggiamenti corporativi o di pure tattiche utilitaristiche in nome di proselitismi di corto respiro. In proposito, atteggiamenti assurdi e sciacallaggi mediatici messi in atto da “sindacati” quali Fabi o Sibc dovrebbero essere, a nostro modesto giudizio, censurati da tutti i colleghi; invece di trasmettere cedole di iscrizione o comunicazioni che nel tempo sono tra loro incoerenti, quelle sigle dovrebbero capire che la politica del “salire sul carro del vincitore”, nel lungo termine, porterà tutti nel baratro; ragionamento che vale vieppiù per quelle organizzazioni che “esistono “ solo nell’ambito di Banca d’Italia.

Agiremo nel rispetto del mandato ricevuto dai lavoratori con l’obiettivo di pervenire ad accordo per la carriera del personale operativo, operaio e se.ge.si. convinti però che, al di là degli errori che si possono compiere, non esiste nessun futuro in termini di tutela e di esigibilità dei diritti nonché di stessa esistenza del nostro Istituto qualora passi il principio che il sindacato possa esistere solo se rinuncia al proprio ruolo e demandi al datore di lavoro il compito di definire, interpretare e dare risposta alle legittime aspettative delle lavoratrici e dei lavoratori.

Roma, 26 novembre 2015

La Segreteria Nazionale