In una circolare del 16 giugno u.s. definimmo il SIBC un sindacato di “squali senza denti” e udite, udite, venerdì scorso ne abbiamo “pescato” un altro, la FABI, che, con l’ennesimo volantino spazzatura, ha superato i sopra citati.
La rozzezza delle affermazioni contenute, l’antisindacalità delle stesse, al cui cospetto anche il più accanito datore di lavoro impallidirebbe, sono di tale gravità e infondatezza che meritano, nostro malgrado, una ferma e pronta replica.
E’ falso che il tavolo di maggioranza non abbia tentato fino in fondo di raggiungere un accordo. L’accordo non è stato firmato perché, a differenza di quanto afferma la FABI, è peggiorativo rispetto a quello del 2008, dà forti garanzie soltanto a chi già può andare in pensione o può accedervi tramite accompagnamento ma non dà piena tutela a tutte le colleghe e a tutti i colleghi che dovranno restare in Banca e che si troveranno a subire l’assurda ristrutturazione voluta dal vertice dell’Istituto.
In particolare, sorvolando su altri aspetti comunque insufficienti dell’accordo, è indecoroso che si possa pensare di condividere un testo dove c’è scritto espressamente che coloro che beneficiano della tutela delle legge 104, tutela riconosciuta da un ente pubblico allo scopo preposto e da norme che da anni fanno parte del tessuto democratico e di convivenza civile del nostro Paese, abbiano diritto ad accedere al telelavoro solo se possano documentare alla Banca, quindi ad un soggetto altro rispetto a quello che la legge individua per il riconoscimento del beneficio, una situazione di eccezionale gravità che non consenta di trasferirsi dall’attuale residenza.
L’unica responsabilità dell’interruzione della trattativa è esclusivamente in capo alla delegazione aziendale che, nonostante le richieste del primo tavolo fossero il ‘minimo indispensabile’ per rispondere alle esigenze dei colleghi delle Filiali chiudende, ha posto un netto rifiuto evidenziando una desolante scarsa attenzione verso i dipendenti dell’Istituto.
E’ falso, oltre che indecoroso e vergognosamente strumentale, scrivere che, da contatti informali con le altre sigle, ad esclusione dei “cattivi” Cgil e Falbi, sia emerso che, se fosse stato per loro, si sarebbe arrivati ad una firma. Una affermazione lesiva, prima di tutto, nei confronti proprio di quei sindacati, considerati, e con loro tutti gli iscritti che rappresentano, dalla Fabi dei fantocci incapaci di esprimere una posizione autonoma e nel pieno delle proprie prerogative. Le smentite che hanno seguito il comunicato Fabi dimostrano l’irresponsabilità delle affermazioni di quella sigla in un momento sicuramente delicato che richiederebbe, invece, un senso di grande responsabilità.
E’ falso che la mancata firma dell’accordo sulle misure di accompagnamento alla riorganizzazione delle rete periferica avrà ripercussioni negative su tutto il personale della carriera operativa, operaia e se.ge.si. che non vedrà riconosciuta la parte strutturale della produttività. E’ semplicemente incredibile che una organizzazione sindacale avalli acriticamente anzi, condivida apertamente, posizioni del datore di lavoro che, come abbiamo avuto modo di approfondire con i nostri legali, sono del tutto inapplicabili ovvero censurabili anche sotto il profilo penale oltreché per gli aspetti di antisindacabilità.
E’ falso affermare che folle di dirigenti sindacali abbiano dato le dimissioni dalla Cgil; anzi, proprio a seguito della rottura della trattativa per colpa dell’atteggiamento della Banca, questa O.S. ha ricevuto attestati di fiducia da parte di molte rappresentanze locali delle Filiali chiudende.
Alla stessa stregua, sono del tutto strampalate le ipotesi di pseudo maggioranze sindacali che potrebbero formarsi così come adombrato nel comunicato Fabi.
Infine, anche se crediamo che il concetto non sia facilmente comprensibile da chi utilizza con tanta leggerezza anche l’aggressione personale perché, evidentemente, di personalismi vive nella propria organizzazione, di una cosa la Fabi si deve rendere conto: in una organizzazione democratica, quale è la Cgil, le decisioni vengono prese collettivamente – come collettiva e non individuale è la tutela degli interessi di chi rappresentiamo – dagli organismi politici deputati per statuto a prenderle. Le scelte effettuate rispondono, quindi, non alle paturnie dei singoli ma alle decisioni democraticamente assunte dal Direttivo Nazionale alle quali la Segreteria Nazionale – i cui membri, è bene ricordarlo, hanno un vincolo temporale di mandato – deve tassativamente improntare la propria azione, pena un agire fuori delle norme dell’organizzazione.
Ciò posto, si invitano le colleghe ed i colleghi ad un’attenta e critica riflessione rispetto all’involuzione delle relazioni sindacali, vista l’evidente responsabilità della delegazione aziendale e dei suoi ‘accoliti’, dando la fiducia – in un momento così delicato sia all’interno che all’esterno del nostro Istituto – ai soggetti sindacali veramente rappresentativi di interessi generali.
Roma, 9 novembre 2015
La Segreteria Nazionale