Rete Territoriale – Una proposta tardiva e parziale

Ora serve molto di più per tutelare davvero lavoratrici e lavoratori

Dopo mesi di attesa, e purtroppo anche di ambivalenze da parte di chi oggi partecipa a pieno titolo alla trattativa, l’Amministrazione ha finalmente presentato una prima proposta sulle conseguenze della riorganizzazione della rete territoriale. È una proposta che arriva tardi, in modo parziale e limitato a poche sedi. Non possiamo certo definirla una svolta, ma semplicemente un avvio formale di confronto – che avrebbe dovuto iniziare ben prima.

In apertura abbiamo manifestato il nostro disappunto per la quantità e qualità di informazioni diffuse dall’Amministrazione al personale, ma non ai sindacati, sull’attuazione del piano (documenti, iniziative formative, vacancy) prima dell’incontro odierno. A questo proposito abbiamo chiesto un’informativa adeguata e tempestiva sulle iniziative per la Rete, che chiaramente impattano sulla trattativa, nonché, moltissimo, sullo stato d’animo delle lavoratrici e dei lavoratori delle filiali che continuano a sentirsi oggetto, e non soggetto, di questo piano. Il tema del clima è centrale e non può essere più ignorato: il personale della Rete deve essere coinvolto, ascoltato e rispettato, e non solo ammansito in webinar che decantano le virtù di questo piano, costruito suo malgrado e applicato, finora, senza un’adeguata conoscenza delle diverse realtà.

Le misure illustrate nella presentazione di oggi riguardano soltanto sei filiali, cioè quelle in cui l’impatto della riforma è stato più radicale. Una scelta che, se da un lato può apparire comprensibile, dall’altro denuncia una preoccupante mancanza di visione complessiva.

Le misure proposte per queste sei sedi si articolano in:

  • percorsi individuali e “personalizzati” di ricollocazione per il personale in uscita, senza al momento definire criteri chiari e condivisi;
  • interventi organizzativi interni per il riassetto delle funzioni residue, ma ancora troppo vaghi e come sempre unilaterali;
  • riconoscimenti economici e d’accompagnamento troppo selettivi, che ignorano la reale situazione del personale che si sottopone a nuova mobilità, su sedi più costose e distanti rispetto al 2015.

Da parte aziendale è arrivata l’assicurazione che nel prossimo incontro saranno presentate le misure anche per tutte le altre sedi coinvolte. Un impegno che registriamo, ma che non basta a colmare il ritardo accumulato né a rassicurare il personale in attesa di risposte concrete.

Noi continuiamo a chiedere una trattativa vera, che affronti il disegno di riforma nella sua interezza e con coerenza, e che si fondi su princìpi di equità, trasparenza e rispetto del lavoro svolto in ogni sede.

I punti fermi della nostra piattaforma restano:

  • l’estensione delle misure a tutte le realtà coinvolte, perché nessuno sia lasciato indietro;
  • criteri chiari, oggettivi e verificabili per definire i percorsi e gli incentivi, perché la trasparenza è l’unica garanzia di equità;
  • una valorizzazione effettiva delle competenze, affinché i cambiamenti organizzativi non cancellino storie professionali e percorsi costruiti con impegno;
  • interventi reali per favorire la conciliazione sfruttando a pieno le due forme già contrattualizzate (telelavoro e lavoro ibrido), soprattutto nei casi in cui la riforma comporterà spostamenti, disagi logistici o aumento dei tempi di pendolarismo;
  • la necessità di affrontare nel corso della trattativa anche le altre problematiche emerse sul clima interno e di garantire pari opportunità di crescita economica e professionale a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori, comprese le colleghe e i colleghi delle divisioni GESEPA, oggi ancora una volta esclusi da ogni prospettiva concreta.

La proposta odierna, per quanto imperfetta, dimostra che uno spazio negoziale esiste: essere finalmente entrati nel merito e aver ottenuto che la prossima convocazione sia dal vivo sono segnali nella giusta direzione. Ma sarà la nostra determinazione – e quella di chi crede nella contrattazione come strumento di tutela collettiva – a fare la differenza.

Non ci accontentiamo di interventi tampone o concessioni isolate: vogliamo un progetto equo e strutturato, che tuteli tutte e tutti. Al di là dello spazio di trattativa che si è finalmente aperto, in tema di opportunità, garanzie e contenuti resta ancora moltissimo da fare. Serve uno sforzo vero, concreto e condiviso per rispondere ai bisogni reali delle lavoratrici e dei lavoratori, non alle logiche dell’annuncio o dell’immagine.

La disponibilità al confronto sarà messa alla prova dei fatti: è il momento di trasformare le aperture in scelte coraggiose, strutturate e coerenti con il valore del lavoro svolto ogni giorno in tutte le filiali.

Roma, 2 luglio 2025

Le Segreterie First Cisl – Fisac Cgil Banca d’Italia