Senza mezze misure

 

Il 2023 non sembra essere affatto un anno da mezze misure.

Dopo una primavera che ha visto salire drammaticamente i livelli dei fiumi, l’estate ci sta sottoponendo a un inedito rialzo delle temperature.

Ad accompagnare questi estremi metereologici c’è, altrettanto impetuoso, il rialzo dei prezzi, che erode inesorabilmente il potere di acquisto dei salari, immutati, ma non solitari nel loro immobilismo: anche la Banca, col caldo che fa, è ormai del tutto assopita sotto il suo sombrero e non sembra volersi destare neppure per riconoscere ai propri lavoratori quanto deriva da contratti e numeri certi.

Non lascia ben sperare, perciò, la breve interruzione della siesta con la convocazione, per la giornata di domani, della trattativa sull’efficienza aziendale 2022 e 2023: due anni in uno per risparmiare energie…e magari anche un po’ di quattrini, mentre del riconoscimento economico sulla base dell’IPCA previsionale si sono invece perse le tracce.

È evidente che col termometro rovente dell’inflazione, che si prevede ancora in aumento in futuro, l’unica possibilità per spegnere il rogo del potere di acquisto è quella di riconoscere incrementi di portata strutturale alle retribuzioni.

Fa specie perciò leggere, da parte sindacale, che, proprio con un incontro negoziale convocato, non si riconosca all’efficienza aziendale la possibilità di assolvere a questo scopo. Da qualche volantino sembrerebbe infatti, che solo alla definizione dell’IPCA sia riconosciuta la capacità di produrre una rivalutazione delle tabelle economiche.

In realtà, laddove venisse pattuito con la Banca il riconoscimento di una parte di efficienza da destinare all’incremento strutturale delle tabelle stipendiali, anche questo produrrebbe una risposta duratura all’inflazione galoppante. Non solo: in questo caso il riconoscimento, anche successivo, dell’IPCA (che, ricordiamo, deriva da numeri ufficiali ed è dovuto contrattualmente, non va negoziato) andrebbe ad applicarsi a livelli stipendiali maggiori, a beneficio dei colleghi.

Non comprendiamo quini come mai il primo tavolo non intenda negoziare separatamente dall’IPCA l’efficienza aziendale, dichiarando per giunta – e senza trattare con la Banca – che quest’ultima si risolve in un’erogazione una tantum. Forse, conoscendo la perversa tendenza delle Banca a risparmiare sulla pelle dei lavoratori, sa già di non poter conseguire un’efficienza strutturale e conta di poter vantare, come risultato conseguito in trattativa, l’IPCA (che è una componente dovuta in ogni caso)?

La Fisac CGIL ritiene che la dinamica inflattiva in corso vada affrontata, il prima possibile, con tutti gli strumenti esistenti, per quanto a volte inadeguati, a dare respiro alle famiglie: intende pertanto richiedere, come già formulato negli incontri precedenti, che risalgono ormai all’anno scorso, il riconoscimento di una componente strutturale legata all’efficienza aziendale e si riserva di valutare gli effetti dell’accorpamento di due anni (2022-2023) nella stessa trattativa.

Attende poi una convocazione a stretto giro per quanto dovuto contrattualmente dalla Banca ai lavoratori sulla base dei dati ufficiali sull’IPCA.

Roma, 19 luglio 2023

La Segreteria Nazionale