Si dice in giro che la Banca in questo periodo avrebbe in mente di riavviare il confronto negoziale sulla riforma della carriera operativa. Lo si dice e lo si legge anche da qualche parte, ma allo stato attuale delle cose tutto rimane nel novero delle dicerie, dato che di convocazioni ancora non ne sono state ricevute.
Con tutta probabilità la convocazione tarda perché la Banca sta mettendo insieme i punti della riforma che ha in mente, o probabilmente sta aspettando di avere davanti un tavolo di maggioranza con cui interloquire.
O, più probabilmente ancora, valgono entrambe le ipotesi: la Banca sta aspettando di avere davanti un tavolo con cui imbastire la riforma che ha in mente. Se questo è vero, ci aspettiamo che la convocazione arriverà a breve.
Chiaramente il tema della riforma della carriera operativa è un tema che sta fortemente a cuore alla Fisac CGIL: troppo a lungo è stata rimandata e troppe volte i negoziati avviati hanno subito le sorti delle maggioranze che si sono create intorno ad essa, finendo di conseguenza in macerie.
Proprio per questo, crediamo, sarebbe il momento di impostare il negoziato in modo diverso.
Anzitutto fissando gli aspetti che ci si aspetterebbe di riformare: la riforma dovrà essere utile per i lavoratori e non nascere da mere esigenze della Banca. Per ottenere questo, coi lavoratori bisogna parlarci: in questo periodo la Fisac CGIL è impegnata nella costruzione di un percorso interno di costruzione dei capisaldi della riforma e che si basa sul contributo dei propri rappresentanti, ai vari livelli, come portavoce dei lavoratori in tutte le Strutture e su tutto il territorio.
Non è neppure troppo difficile costruire un “libro dei sogni” e sarebbe bello portarlo a termine.
C’è però una controparte nei negoziati, la Banca, che chiaramente ha sue visioni e sue prospettive che intende perseguire con il nuovo contratto.
Chiaramente la forza negoziale si fonda non solo sulle idee ma anche sulla rappresentanza, ecco perché nascono le alleanze.
E potremmo tranquillamente affermare anche il contrario: che le riforme non possono nascere solo dai tavoli ma occorrono anche le idee.
Abbiamo già visto nel recente passato come tavoli nati solo sulla forza si siano poi sfasciati sulle idee, cozzando contro gli scogli delle impostazioni proposte dalla Banca ma soprattutto sullo scontento generato tra i lavoratori.
Avremmo creduto che l’esperienza passata avesse insegnato qualcosa su questo, magari a costruire le alleanze con maggiore ponderazione e a costruire le riforme con maggiore cognizione dei temi e delle esigenze dei lavoratori, nel confronto con la parte datoriale.
Invece, sembra di rivedere una storia già vista e lo spettacolo non è bellissimo: due sindacati che si compiacciono di scattare in fretta il selfie della propria alleanza, col rischio di ritrovare sullo sfondo un photobomber (la Banca o i lavoratori) a guastare l’effetto.
Avremmo ritenuto preferibile che stavolta i sindacati si fossero sforzati di costruire invece un quadro della riforma più solido che poteva avere nelle rivendicazioni di ciascuna sigla il punto di partenza, nel confronto con l’Amministrazione il passo successivo e nella costruzione di convergenze dalla sintesi di questi presupposti il suo avvio.
Spiacevole leggere che la CGIL si sarebbe sottratta al percorso negoziale unitario, o che sia impegnata in “fumose questioni di principio” (pensare che noi la chiamiamo ancora “democrazia”), quando semplicemente crediamo che entrare in un’alleanza frettolosa, di cui soprattutto non sono chiari i punti di caduta davanti alla proposta della Banca (non ancora pervenuta, ma di cui si possono intuire i contorni) sia solo il presupposto per un fallimento che abbiamo già visto e che, crediamo, stavolta andrebbe evitato.
Sorprende in questo senso leggere critiche sulla convergenza che ha portato alla presentazione della lista unitaria 2 “A tutto Casc!”, avvenuta in modo spontaneo e in virtù del buon lavoro svolto in questi anni dal Consiglio in carica, tra l’altro in periodo di pandemia e di difficile transizione al nuovo welfare. La Fisac CGIL conferma di credere fermamente nella piena capacità dei candidati presentati di svolgere un buon lavoro per il sodalizio e a servizio dei soci.
Vale a questo punto la pena di ripetere che ciò che conta sono i lavoratori e le loro esigenze e crediamo che ciascun sindacato saprà darne rappresentanza a suo modo.
Se il percorso sarà individuale o collettivo, dipenderà dall’intelligenza di tutti i partecipanti.
Roma, 5 aprile 2022
La Segreteria Nazionale