Postumi da pandemia

Mancano solo pochissimi giorni all’evento più atteso degli ultimi due anni, che il primo aprile sancirà il traguardo tanto sognato da quando la pandemia ha fatto irruzione nelle nostre vite: la fine dello stato di emergenza.

Eppure…il clima con cui ci troviamo ad accoglierlo non è esattamente quello che ci eravamo immaginati.

Niente programmazione di vacanze e gite, zero sensazione di ritorno alla “vita di prima”, nessun proclama di sconfitta dell’odioso virus.

Anzi.

Sotto l’aria cupa dei venti di guerra che soffiano da est, intorno a noi tocchiamo con mano una fortissima crescita dei contagi, mentre ancora non si percepisce un pieno ritorno al vero senso della parola “libertà”.

In questo contesto, rimane davvero difficile anche solo pensare di parlare di “ritorno alla normalità” o surrogati di essa, a meno che il “new normal” non significhi rassegnazione ad un mondo in cui l’emergenza stessa è la nuova normalità.

Non disponendo di bacchette magiche con capacità di pacificazione della guerra e di azzeramento dei contagi, conviene allora pensare che magari è semplicemente troppo presto per parlare di normalità.

Senza voler scomodare statistiche cervellotiche o palle di vetro, ci basti ricordare che durante la Pasqua 2020 eravamo in lockdown. Nel 2021 eravamo in zona rossa. Nel 2022 non siamo poi messi meglio ed è ragionevole attenderci che, come già accaduto, solo da maggio si percepirà un miglioramento.

In questa situazione, al solito, i primi a riscontrare difficoltà sono i più fragili, i caregivers, i minori.

Crediamo sia quindi necessario riflettere su come affrontare il periodo che abbiamo davanti e non si tratta di un invito di mera propaganda sindacale, ma di un’eco che continua a rimbombare ovunque: cautela.

Con la fine dello stato di emergenza entreranno in vigore i nuovi accordi sul lavoro ibrido, pensati per il ritorno alla normalità, ma anche per fronteggiare “situazioni di carattere emergenziale”, anche limitate a singole aree geografiche. Tuttavia, il venir meno del sistema delle zone a colori, renderà del tutto inadeguate le disposizioni finora utilizzate dalla Banca, in pandemia.

Il nuovo modello non necessita certo di essere testato nella sua efficacia (lo hanno fatto i colleghi negli ultimi due anni) e offre gli spazi per andare incontro alle situazioni di fragilità o particolari situazioni personali e familiari che, a maggior ragione in questa spinosa fase di “non ancora normal” che attraversiamo, meritano ancora un’attenzione particolare.

Per di più, la programmazione delle giornate di lavoro ibrido è ancora tutta da testare, mentre i giorni messi a disposizione per provvedervi sono davvero pochissimi, se si considerano le difficoltà organizzative che insistono ancora su noi tutti e l’evidente aleatorietà delle procedure da seguire per avanzare richieste (e ricevere risposte).

In aggiunta, il Decreto Legge dello scorso 17 marzo proroga fino alla fine di giugno la possibilità di ricorrere allo smart working come modalità ordinaria per i lavoratori fragili e in generale la possibilità per le aziende di farvi ampio ricorso in forma semplificata per tutti i lavoratori: misure niente male per un decreto intitolato “riaperture” ma che, evidentemente non abbandona le doverose cautele ancora necessarie e che non può essere certo ignorato dal nostro Istituto.

Non è possibile ignorare neanche il discorso relativo ai protocolli di sicurezza: non devono essere accantonati ma, anzi, aggiornati alla luce della nuova situazione, questa volta con l’ausilio dei Rappresentanti per i lavoratori della Sicurezza e le Rappresentanze Sindacali.

Insomma, in Italia e in Banca d’Italia esistono tutte le condizioni per garantire al personale, che tanto ha dimostrato, di affrontare serenamente gli strascichi della pandemia e tentare di guardare avanti con quel poco di ottimismo che il momento attuale consente.

Le vie a disposizione dell’Amministrazione per consentirlo sono molte e vanno garantite al personale in tempi celeri: crediamo che non percorrerle, ora che si vede la luce, sarebbe davvero dannoso per la Banca stessa, che deve avere quella lungimiranza del tutto mancata ogni volta che sulla gestione della pandemia e dei rientri ha preso decisioni repentine e frettolose, a scapito dei colleghi della Rete e della A.C.

La Fisac Cgil è a disposizione di coloro che dovessero incontrare particolari difficoltà.

Roma, 22 marzo 2022

La Segreteria Nazionale