Siamo tutti degli Stakanov mancati

All’ultimo festival di Sanremo è stato invitato un ex dipendente del Comune di Catania, presentato agli spettatori come “lavoratore modello”: l’uomo, in 40 anni di lavoro, non ha mai fatto un giorno di assenza per malattia ed addirittura ha “donato al Comune” (modo elegante per dire che ha rinunciato a godere di) oltre 200 giorni di ferie.

Caso isolato? Non proprio. Sabato scorso il Corriere della Sera ha proposto la storia di un altro impiegato modello, questa volta del settore sanitario: anche lui, in un paio di decenni di lavoro, zero assenze per malattia e, in aggiunta, salta sistematicamente la pausa pranzo sostituendola con un paio di caffè (lo stile di vita raccomandato da ogni medico, insomma).

La stampa ha presentato questi due superuomini come esempi virtuosi ed antitetici rispetto ai “furbetti del cartellino”.

Ma cosa c’entrano, di preciso, i furbetti del cartellino? Assolutamente nulla.

I furbetti in questione sono infatti lavoratori che, commettendo una vera e propria FRODE, fingono di essere sul posto di lavoro mentre in realtà sono chissà dove.

La malattia, le ferie e la pausa pranzo, invece, sono dei DIRITTI, conquistati dai lavoratori per i lavoratori (con le lotte dei minatori di Buggerru ad inizio ‘900, ad esempio).

I due Supermen non si sono mai assentati per malattia. Che culo. Vuol dire che non hanno mai avuto, tralasciando le malattie veramente gravi, un virus gastrointestinale o un colpo della strega, oppure il bambino a letto con gli orecchioni. Buon per loro.

Il fatto è che, non potendo apertamente stigmatizzare l’esercizio di un DIRITTO, si è preferito esaltare la condotta opposta ad esso (nella speranza forse di ispirare analoga virtù negli spettatori/lettori), accostando in un qualche modo un lavoratore in malattia ad un furbetto che ruba lo stipendio.

Il discorso fa più o meno così: “Dopo avervi tolto il diritto ad un posto di lavoro sicuro (art. 18) e ad una pensione dignitosa, pare brutto che vi togliamo pure malattia e ferie. Per cui è meglio se ci rinunciate voi. Altrimenti vuol dire che non siete dei bravi lavoratori. Anzi”.

Eleonora d’Arborea

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