L’EDITTO

Era il lontano 1 ottobre 2021 quando l’araldo reale srotolò la sua lunga pergamena in piazza, annunciando al popolo un editto.

“Udite udite!” – annunciò – “Dal prossimo 15 ottobre tutti i sudditi in età da lavoro, potranno beneficiare del labor agilis per soli 10 dì mensili e per i restanti giorni dovranno recarsi in opificio, esibendo il loro lasciapassare”.

Tra le righe del proclama che lesse ce ne era un gruppetto che affermava, senza timore di smentite: “In questo momento quasi tutte le regioni sono classificate nella fascia a minor rischio sanitario, con restrizioni limitate (zona bianca); inoltre una quota via via più ampia della popolazione è vaccinata”.

Tutti sapevano che queste disposizioni andavano oltre la volontà del Podestà locale ma che, lassù sulle montagne, il Drago si era ormai da tempo risvegliato e, accompagnato dal suo paggio, stendeva la sua volontà su tutto il Paese, piegando ad essa anche i più ribelli e mietendo presenze.

Sebbene sapessero che la situazione di calma apparente della peste che da due anni decimava il villaggio non poteva durare, non si opposero e cercarono di arrangiarsi nelle difficoltà come potevano: usarono il loro carro per andare a lavorare, anziché l’affollatissima carovana, anche se costava molto di più. Cercarono di sistemare come meglio potevano gli anziani e bambini, anche quando la scuola del villaggio restava chiusa.

Quando poco dopo vennero diramate le prime “misure di flessibilità” non gioirono, poiché invero dipanavano di poco la situazione.

Intanto la peste infuriava e con essa arrivò l’inverno gelido a disseminare tosse ovunque, tanto che chiunque si mostrasse pur soltanto minimamente raffreddato veniva messo alla gogna, anche se era un bambino.

Tutti i Paesi sulla terra erano in grande difficoltà, e da paesi lontani arrivavano indisturbate nuove varianti dell’atroce morbo. I contagi crescevano, i vaccini sembravano non durare e in tanti erano richiamati per la terza dose. Le zone non erano più bianche.

Così, quando il 30 novembre l’araldo proclamò l’editto sulle misure di flessibilità – senza neppure disturbarsi a denominarle “nuove”, poichè invariate rispetto alle precedenti – tutti si chiesero come fosse possibile: le passate disposizioni riposavano su una constatazione di ridotto rischio sanitario, ma passati due mesi la situazione era tutta cambiata. Possibile che, al mutar delle premesse, avesse a seguire la medesima conclusione?

“Vuolsi così…” si giustificò l’araldo davanti ai mormorii di disappunto della folla.

“Uomini siate” – replicò qualcuno – “e non pecore matte”.

Bice

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