Cosa è uscito dal cilindro

 

Come noto, il 23 giugno scorso sono stati sottoscritti alcuni accordi riferiti al riconoscimento del tasso di inflazione Ipca, alla modifica del regolamento del personale a seguito delle innovazioni introdotte con la nuova riforma degli inquadramenti, all’adeguamento art.11 e art. 22 RTQ.

In tale ambito, i colleghi non potevano non sorprendersi della contestuale sottoscrizione della chiusura della tornata contrattuale 2013/2015 con l’inserimento di una “simpatica” postilla in tema di democrazia sindacale. Tra l’altro, quest’ultimo punto non era stato comunicato dalla Banca al momento della convocazione dell’incontro.

Ebbene, occorre ricordare a tutti i colleghi che con la firma del contratto è stata introdotta una barriera numerica per il riconoscimento di nuovi sindacati: solo se questi raggiungeranno la soglia del 5% di iscritti per almeno uno dei due comparti contrattuali (operativi e direttivi) saranno ammessi alla contrattazione.

La Fisac non ha sottoscritto tale previsione. Forse perché non ha valutato bene la questione? Vediamo…

Innanzitutto, ci si attendeva che la tornata contrattuale 2013/15 si concludesse con ulteriori acquisizioni per i lavoratori. Ci sono molti temi aperti che necessitano di discussione e pronta risoluzione. Forse che il blocco stipendiale ingiusto che abbiamo subito o l’abbandono dei colleghi ancora pendolari dal 2008 non meritano attenzione? O, forse, che il sistema delle Relazioni sindacali non andrebbe ampiamente ridiscusso?

Nulla di tutto ciò è avvenuto; il “blitz” contrattuale è passato solo con la nascita di un “argine” praticamente invalicabile contro nuovi sindacati.

Noi, come sindacato confederale, siamo i primi fautori dell’unità sindacale per tutelare al meglio i lavoratori; basti ricordare che nel nostro Paese i migliori contratti si sono raggiunti solo con ampie alleanze sindacali. Ma questa firma, oltre alla mancata discussione dei temi di cui sopra, qualche problema di coerenza, se non di democrazia, a nostro avviso lo pone, in quanto lo sbarramento sarebbe rivolto solo a nuove organizzazioni sindacali ma non varrebbe per quelle preesistenti. E’ corretto tutto ciò?

Su una questione così importante è opportuno svolgere alcune riflessioni.

In primis, noi pensiamo che Il tema della rappresentanza e della rappresentatività sia un tema complesso e delicato e, in quanto tale, non possa essere sbrigativamente risolto con una norma improvvisata ma con seri ragionamenti condivisi.

Inoltre, ci sembra chiaro che la determinazione di una barriera all’entrata suddivisa per i due ambiti contrattuali non faccia altro che acuire, ulteriormente, la divisione del regolamento e quindi del personale; fenomeno tanto caro alla Banca che lo ha utilizzato in molte delle ultime trattative per cercare di imporre accordi, raggiunti facilmente con la maggioranza sindacale dei direttivi, ai colleghi dell’ambito operativo storicamente rappresentati da OO.SS. meno “tenere” con la delegazione aziendale.

Non c’è bisogno che ricordiamo come questa suddivisione abbia già creato problemi per la contrattazione delle misure di accompagnamento alla seconda ristrutturazione delle Filiali, per la riforma degli inquadramenti e per altre “amenità”.

Ma la questione più importante attiene le prossime sfide che. presumibilmente. attenderanno la Banca e i Colleghi.

In mancanza di novità sostanziali e nel perseverare dello spirito “burocratico” e privo di iniziativa del nostro vertice, la riduzione progressiva dei compiti – specie a carattere più operativo – avrà ulteriori effetti sul nostro Istituto in termini di ridimensionamento, sia delle Filiali sia dei Servizi romani, che non per forza potranno essere risolti con prepensionamenti o trasferimenti.

Gli evidenti rischi che un simile scenario presenta impongono, oltre che una seria strategia e discussione sul futuro ruolo della Banca, una soluzione forte e unitaria.
Davvero si ritiene che le differenze esistenti tra direttivi e operativi determinino la necessità di una netta suddivisione del regolamento come oggi? O, forse, stiamo parlando di un quadro normativo ormai vetusto e a vantaggio esclusivo dell’Amministrazione che riesce, di volta in volta, a muovere i fili dei “presunti protagonisti” messi in scena a suo piacimento?

Chi scrive ritiene che, in assenza di novità, molti nodi verranno al pettine in tempi contenuti.

Per affrontare le prossime sfide sarà assolutamente indispensabile l’unità dei lavoratori a prescindere dalla carriera che li riguarda, anche se ciò significherà per qualche sigla l’abbandono di rendite di posizione o di visioni di breve periodo.

Il contratto unico sarebbe, a differenza di argini artatamente costruiti, un primo passo per avere finalmente maggiore “igiene” nelle relazioni sindacali.

Cyrano de Bergerac

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