La Banca siamo “noi” ma qualcuno è più “noi” di altri

 

Chi di noi non si è mai sentito dire in banca la frase: “ricordati, la banca siamo noi!”

Questo spirito ecumenico, quasi comunista(!!!), con cui si cerca di convincere il collega Bankit che all’interno del nostro Istituto siamo tutti “sulla stessa barca” ci viene “propinato”, soprattutto, quando “osiamo” criticare alcuni atteggiamenti assurdi messi in opera dal nostro datore di lavoro.

Se ci guardiamo un po’ intorno, ci accorgiamo però che proprio tutti uguali non siamo.. o meglio.. qualcuno è più uguale di altri…

E’ sulla base di questo adagio, forse, che chi appartiene alla carriera direttiva ha un contratto separato rispetto agli “operativi” o agli operai. La giustificazione sollevata, eccezione al paradigma bankitaliese del “ricordati, la banca siamo noi!”, è sempre stata quella che i colleghi dei gradi superiori hanno specificità proprie per cui necessitano di una gestione separata.

Al di là di una oggettiva e diversa responsabilità nell’operatività quotidiana, la più grande specificità dei direttivi attiene solo e soltanto la mobilità d’ufficio; del resto, non siamo in un’azienda “normale” laddove esiste una ben chiara proprietà che esercita le proprie prerogative con tanto di funzionari o dirigenti.

Pertanto, la domanda sorge spontanea: esiste davvero la necessità di mantenere una sorta di “fossato regolamentare” tra il personale?

Un altro motto da sempre propagandato tra i lavoratori (questo si che ha 1 fondo di verità) è sempre stato: “l’unione fa la forza”. Sulla base di questo semplice presupposto, chi scrive ha pertanto sempre ritenuto che, quantomeno per materie sindacali che riguardano tutti, la negoziazione su 2 tavoli anziché su 1 rappresenta un’assurdità storica nonché un elemento di debolezza che limita la possibilità di pervenire ad accordi soddisfacenti.

Tra l’altro, appare piuttosto lapalissiano anche ai più sprovveduti che se l’azienda può portare avanti la negoziazione su più tavoli sindacali, può usare quello “più debole”, o quantomeno quello che ha “minori esigenze”, per indebolire le rivendicazioni di tutta la categoria.

Pertanto.. vale la pena difendere ancora oggi le “specificità dei direttivi” con una rappresentanza separata ? magari continuando in una gestione “piuttosto opaca” dei trasferimenti e delle promozioni ? O, piuttosto, tali specificità possono trovare una “tranquilla e serena” cittadinanza in un contesto più generale?

A questo punto, visto l’atteggiamento sempre più aggressivo da parte della banca nei confronti dei diritti (e delle retribuzioni) dei colleghi, chi scrive si appella ai molti colleghi funzionari e dirigenti affinché pretendano – finalmente – la fine della separazione dei contratti, così da affrontare i veri nodi di questo istituto: trasparenza, equità e responsabilità, rinnovamento, spirito di servizio per i cittadini, in modo finalmente unitario.

Buona vita a tutti.

CYRANO DE BERGERAC

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