Juventus-Roma 3-2

Mi accingo a scrivere su un argomento che sono sicuro creerà fratture (in)sanabili, scomuniche epocali, rottura di secolari amicizie.
Juventus-Roma 3-2 o, come ho letto su un cartello venendo in ufficio questa mattina, Rocchi-Roma 3-2.
Uno spettacolo (quello della partita) (in)decoroso, per me ancora più (in)digesto se si pensa che ho dovuto assistervi insieme a mio figlio, tifoso juventivo, e ad un suo malcapitato amico di fede romanista. Visibilmente soddisfatto mio figlio, furibondo l’altro.
Il giorno dopo ho avuto la tentazione di invitare a cena l’amico, come minimo gesto risarcitorio. Poi venendo fuori la mia condizione di tifoso di una squadra di provincia, peraltro ora in aperta (dis)grazia e composta da giocatori dai cognomi sconosciuti, mi sono fermato a riflettere.
Juventus, Milan, Inter, Roma, tutte squadre che da anni dominano lo scenario calcistico nostrano dall’alto delle disponibilità (nostrane e no) di cui dispongono e delle rose piene di altisonanti atleti (più non nostrani che no) dai ricchi compensi.
E’ un po’ come le questioni di cui spesso si discute, soprattutto nella sinistra o di quello che ne resta: esistono gli imprenditori cattivi e quelli illuminati, perfidi banchieri e interlocutori credibili, guerre che seminano morte ma che sono comunque giuste, i precari in contrapposizione ai privilegiati, i giovani contro i vecchi e via discorrendo.
E allora ho deciso di rimandare l’invito e mi sono detto:

tra la Juventus e la Roma scelgo la Sampdoria

tra Marchionne e i lavoratori licenziati senza giusta causa e che domani con l’abolizione dell’art. 18 non troveranno più alcuna tutela scelgo i lavoratori

tra l’affermazione di una delle violenze possibili scelgo la pace

tra Renzi e la CGIL scelgo la CGIL

Per questo il 25 ottobre sarò in piazza insieme a tantissimi altri (amico di mio figlio compreso).

Il (dis)articolato

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