RIFLESSIONI SOTTO L’OMBRELLONE (per chi ovviamente l’ombrellone può permetterselo)

Torno anche io dopo la pausa estiva, confessando però che sotto l’ombrellone (visto il tempo, per evitare la pioggia più che per ripararsi dal sole) non ho letto le piattaforme sindacali sul futuro delle Filiali come invece ha dichiarato di aver fatto il dott. Sopranzetti nell’incontro del 17 settembre.

Confesso anche che, nonostante gli sforzi, ho qualche difficoltà a provare (senza nessuna pretesa di riuscirci) ad affrontare oggi un qualche ragionamento mantenendo un minimo di ironia.

Provo allora con serietà (anche in questo caso senza nessuna pretesa di riuscirci) a offrire alla discussione due aspetti emersi nell’incontro del 17 settembre.

1. Da una rapa, per quanti sforzi si possa compiere, non è possibile estrarre nettare prezioso. E’ questo in estrema sintesi quello che pensa il dott. Sopranzetti – anzi, per evitare deformazioni della realtà, il vertice dell’Istituto – dei colleghi delle Filiali specializzate nei servizi all’utenza. Vigilanza, contrasto al riciclaggio, analisi del territorio, rapporto con operatori pubblici e privati richiedono capacità che un collega di queste Filiali non possiede e che, anche per un discorso di possibili costi da affrontare e di impegno da profondere per l’allestimento di un credibile piano di formazione, non possiederanno mai. Considerazione che riguarda tutti, dal Direttore all’ultimo assunto.

2. C’è la crisi ci ricorda il dott. Sopranzetti e quindi l’affermazione contenuta nella delibera del Consiglio Superiore del 2008 che definiva l’attuale assetto delle Filiali come ottimale in termini di efficacia e di efficienza va naturalmente messa in discussione. Butto là due piccole provocazioni.
• Che la crisi c’è ce ne siamo accorti perché credo che ognuno di noi – chi più chi meno – con i figli, con gli amici, nella scuola, nella normale vita quotidiana, la tocca tutti i giorni. Chi invece sembra non essersene accorto sono gli economisti, i tecnici dell’ultima ora, i responsabili di organismi nazionali ed europei privi della ben che minima legittimazione democratica, che ogni anno ci raccontano che si intravede una luce in fondo al tunnel (salvo poi con estrema naturalezza correggere le stime) e che da anni ci propinano le stesse ricette che non fanno che aumentare le diseguaglianze, le precarietà e i diritti stessi all’esistenza. La c.d. detta classe dirigente che, guarda caso, non di rado ha un orizzonte lavorativo ed interessi che non raggiungono temporalmente il decennio.
• La crisi porta incertezza, sofferenze (umane ma anche bancarie), crescono i fenomeni legati alla criminalità organizzata che in alcuni territori rappresentano drammaticamente la scorciatoia più facile per trovare un qualche riscontro. I cittadini chiedono risposte, il territorio con le sue specificità può costituire una possibile risposta. In questo contesto la Banca cosa propone: l’abbandono del territorio.

Hanno ragione loro?

Il (dis)articolato

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