Nominalismo e Realismo

Il due dicembre la Banca d’Italia ha annunciato, tra l’altro, la nomina dei Direttori della Sede di Milano e di Trieste. La scelta merita alcuni commenti. Non già sulla qualità dei colleghi, su cui non abbiamo dubbi, ma per le modalità della decisione.

Il primo aspetto riguarda la funzione dello strumento vacancy che non si capisce bene a cosa serva, considerando che, come le frecce della famosa barzelletta, un momento c’è, il momento dopo no, salvo tornare quello ancora dopo.

Il secondo aspetto concerne la motivazione fornita dalla Banca per la scelta e che non rendono giustizia né ai colleghi nominati né alle strutture che sono stati chiamati a dirigere. Se si scrive del nuovo Direttore della Sede di Milano che è chiamato considerata la “forte proiezione esterna” si sta implicitamente emarginando ogni altro aspetto a cui sarà chiamato, ossia tutte le funzioni che svolge la più grande Sede della Banca. È come se fosse stato già assegnato l’unico compito che il vertice si aspetta che venga svolto dal nuovo direttore.

Ancor più peculiare è la motivazione per il nuovo Direttore di Trieste di cui viene spiegato che potrà svolgere questo ruolo per l’esperienza maturata a New York. Si potrebbe fare la facile battuta che ci risulta che Trieste confini con la Slovenia e non con gli Stati Uniti ma il punto è: si tratta di aspetti che davvero sono centrali nella conduzione di una sede importante come Trieste?

Per la Banca è ciò che ha fatto la differenza o è la prima cosa che veniva in mente?

È appena il caso di osservare che lo scambio AC-Filiali, di per sé valido per arricchire le esperienze e le competenze dei colleghi, avviene in un’unica direzione (si vedano le numerose posizioni sulla piazza di Roma solo per i colleghi romani ma precluse alle Filiali), bandite   per l’implicita regola che la rete delle Filiali deve servire come canale di sfogo del numeroso management centrale, con ciò ribadendo al personale delle Filiali che ciò che hanno maturato nella propria vita lavorativa non è molto rilevante.

Mettendo assieme l’assenza di vacancy e le giustificazioni autolesioniste emerge un quadro che abbiamo visto molte altre volte: la totale discrezionalità nelle scelte della Banca non è solo agita, ma esibita, quasi per chiarire ai più distratti che questa è la politica della casa. I colleghi delle strutture che accoglieranno questi dirigenti, i dirigenti stessi e tutto il personale meriterebbero uno stile di gestione più vicino ai nostri tempi.

Un seguace di Umberto Eco

 

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