Lo psicodramma del Welfare raccontato dal secondo tavolo, minuto per minuto

Che peccato, la giornata era iniziata così bene.

Il giorno 22 maggio u.s. il Sibc, ottimista, promette una diretta a partire dalle ore 10.00 dall’incontro sul welfare aziendale convocato dalla Banca “per l’esame e la sottoscrizione dei testi”.

Per il tavolo di maggioranza (CGIL – CIDA – CISL – DASBI – FABI – UIL), però, il negoziato non è maturo per una firma e quindi già alcuni giorni prima aveva chiesto alla Banca di convocare le sigle per continuare a negoziare, cioè per migliorare i contenuti dell’accordo e risolvere alcune criticità. La Banca rifiuta.

Alle ore 11.20, le campane di Falbi e Sibc suonano a morto: “Welfare: il negoziato è fallito” (sottotitolo possibile “I sindacati gialli ne comunicano la triste notizia”). Roma è caduta, i barbari sono entrati.

Moriremo tutti, e senza neanche i soldi del nuovo welfare, che per Falbi e Sibc avrebbe portato ai colleghi nientepopodimeno che “vantaggi economici pari a quelli di uno o più rinnovi contrattuali”.

Alle ore 14.45 il Sibc commenta, lapidario: “Meno soldi” (per tutti, indiscriminatamente: dipendenti, figli, asili, università, tartarughe e cincillà). Sullo sfondo, la più nota e tragica delle opere di Munch. La fine del mondo è vicina.

Alle 9.00 del giorno seguente, la Falbi interviene a precisare “Le penalizzanti conseguenze della non-firma”, esordendo con l’imperativo a caratteri cubitali “DIMETTITI!”, che messo così sembra rivolto agli iscritti delle perfide sigle del primo tavolo, ma poi in calce al volantino chiede a gran voce le dimissioni dei sindacati colpevoli, “per indegnità”. Insomma, dimissioni per tutti, per non sbagliare.

Alle 11.12 il Sibc riemerge da una lunga notte di calcoli matti e disperatissimi e finalmente quantifica il “Meno soldi” del giorno prima: “Salvatore, Antonietta o come te chiami, quanto ci perdi?”. Seguono bottoni che calcolano l’irrimediabile perdita subita da ognuno di noi. Conclude con la condanna degli “irresponsabili” che rovinano la vita ai colleghi e conseguente “accorato appello” a partecipare (iscrivendosi al Sibc) ad un accordo di grande vantaggio. In omaggio un set di pentole ed una mountain bike cambio shimano.

Alle 12.30 la Falbi si rende conto che sono passate già tre ore dall’ultimo volantino sul welfare e chiude la mattinata chiosando con un “Dilettanti allo sbaraglio” in cui ribadisce l’inadeguatezza del primo tavolo ed auspica che le sigle che ne fanno parte frequentino quanto prima un corso di “negoziazione”, non prima però di aver precisato che la stessa Falbi non ritiene “di essere in grado di insegnare nulla a nessuno” (e questa potrebbe essere la prima cosa sensata ad essere stata scritta).

Lunedì 27 maggio, con la nuova convocazione della Banca per il giorno successivo (MA IL NEGOZIATO NON ERA FALLITO?), la Falbi invita le sigle del primo tavolo ad abbandonare questo rischioso giuoco d’azzardo (“Basta con il gioco delle tre carte!”), esortandole ad assumersi le proprie responsabilità.

Alle 19.30 del 28 maggio le nubi finalmente si diradano e il sole del secondo tavolo può tornare a splendere sui colleghi: Falbi e Sibc comunicano che il negoziato sul welfare – sì, proprio quello che avevano dichiarato irrimediabilmente fallito il 22 maggio – “Era ed è concluso”. Il meschino golpe del primo tavolo, sostenuto dalla CIA e alimentato dalle scie chimiche, è stato finalmente sventato, e grazie a Falbi e Sibc è stato “SOTTOSCRITTO UN ACCORDO FORTEMENTE INNOVATIVO E DI INCONFUTABILE VANTAGGIO PER TUTTI I COLLEGHI”. Il secondo tavolo, insomma, sarebbe riuscito nell’impossibile: firmare un accordo da una posizione di minoranza, CONTRO il volere della maggioranza! Ma d’altro canto si sa, da grandi poteri derivano grandi responsabilità.

La giornata sembrerebbe terminata così, e invece i supereroi del secondo tavolo decidono di continuare la trattativa, perché dopo le 2.00 del mattino tornano a scrivere ai colleghi (che nel frattempo erano andati a letto tranquilli, convinti che il welfare fosse già firmato) comunicando urbi et orbi la lieta novella: “Sottoscritti gli accordi DEFINITIVI in tarda nottata”. Si vede che quelli firmati 7 ore prima erano un preliminare.

Lo sgomento di Falbi e Sibc è più che comprensibile: a chi è abituato a sottoscrivere accordi dettati dal datore di lavoro sembra incredibile che i contratti si firmino SOLO SE CONTENGONO BUONI ACCORDI, E CHE I NEGOZIATI NON SI CONCLUDANO FINO A CHE ENTRAMBE LE PARTI NON SONO D’ACCORDO.

Il profluvio di volantini dai toni catastrofisti e da bava alla bocca, a fronte di una trattativa chiaramente ancora del tutto aperta, dimostra che Falbi e Sibc, quando perdono il pallino del gioco, entrano in una profonda crisi che li porta ad assumere toni isterici.

L’atteggiamento pacato ma caparbio del primo tavolo (CGIL – CIDA – CISL – DASBI – FABI – UIL) ha pagato: non ha firmato la prima cosa che veniva sventolata sotto al naso e, rifiutando di chiudere frettolosamente un accordo che dispiegherà i suoi effetti PER ANNI, si è impegnato nel negoziare ulteriori vantaggi per i colleghi, ottenendoli.

Così facendo ha ottenuto un accordo evidentemente migliore di quello che il secondo tavolo (FALBI – SIBC) era già pronto a firmare la settimana scorsa, smentendone oltretutto le apocalittiche profezie.

A proposito di Falbi e Sibc: quei sindacati hanno forse prodotto volantini così numerosi e aggressivi per l’introduzione dell’abominevole (perché sottopagato) Operaio di 3° junior?

Ah, no. Quello lo hanno firmato, perché lì erano maggioranza.

Bloody Mary

 

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