C’era una volta la Festa del Primo Maggio.
Una festa che coinvolgeva tutti i Lavoratori che, orgogliosamente, si sentivano al centro della vita di un Paese la cui Costituzione afferma, nel primo articolo, che l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro.
Con il tempo, la centralità dell’essere umano nel mondo del lavoro è stata sostituita da quella delle imprese così come dettato dai principi ideologici dominanti.
Imprese al centro del mondo del lavoro e, quindi, mercato, con le sue leggi, al centro del mondo del lavoro.
Ecco spiegato, in poche parole, le motivazioni per cui, nel corso di due decenni, tanto ha pagato chi lavora.
Anziché produrci in una serie di retoriche considerazioni, vorremmo approfittare della data del Primo Maggio, una data che, per quanto scritto sopra, ha visto svilita la sua importanza, per provare ad iniziare una riflessione su tutto ciò.
Una riflessione su cosa fare, su come recuperare il terreno perduto, su come non solo difendere i diritti ma anche su come estenderli; insomma su come invertire la tendenza.
Una riflessione che, assolutamente, non rimanga fine a se stessa ma che si tramuti in azione.
Siamo, infatti, fermamente convinti che sia di fondamentale importanza una rinnovata partecipazione di tutti i Lavoratori alla vita pubblica; una partecipazione che riesca ad incidere sull’agire sindacale, prima ancora che politico, in maniera che, la CGIL in primis, il Sindacato ritorni ad essere universalmente rappresentativo ed espressione del pensiero e delle esigenze dei Lavoratori.
Una partecipazione che, per quanto ci riguarda, dovrà necessariamente essere accompagnata dal recupero di quei concetti di solidarietà e di fratellanza che sono i valori fondanti del sindacalismo e non astratte e obsolete parole legate a un tempo che fu.
Queste le basi su cui ricostruire.
Noi pensiamo che sia possibile invertire la rotta.
Anzi, noi pensiamo che sia indispensabile: occorre, quindi, lavorare perché siano possibili una nuova Italia, una nuova Europa, un nuovo mondo.
Buon Primo Maggio a tutti.