Sciopero – Un diritto costituzionale

Domani 17 novembre avrà inizio, con i lavoratori del centro Italia (Abruzzo-Molise, Lazio, Marche, Umbria e Toscana), la mobilitazione indetta da Cgil e Uil. Sarà sciopero generale di tutte le categorie – inclusa la Banca d’Italia – ed in oltre 60 piazze di tutto il Paese ci saranno manifestazioni e comizi per spiegare, punto per punto, quanto sta accadendo.

Come ribadito a più riprese, la motivazione della protesta riguarda principalmente la politica economica e la manovra di bilancio predisposta dal Governo, che non soltanto evita di rispondere, anche in misura minima, alle enormi difficoltà che stanno attraversando i lavoratori dipendenti e i pensionati ma se possibile le aggrava ulteriormente.

Si peggiorano gli sconti contributivi già previsti nelle buste paga del 2023, si peggiora la legge Fornero sulle pensioni, si tagliano fondamentali risorse alla sanità e alla scuola pubblica. Si persevera nel consentire un’ampia precarietà del lavoro, soprattutto per le nuove generazioni e si arriva addirittura ad accrescerla.

Non c’è nessuna intenzione, da parte di questo Esecutivo, di attuare una riforma fiscale che premi veramente chi paga le imposte da sempre, come la nostra categoria; al contrario, anziché recuperare risorse economiche dall’evasione e dall’elusione fiscale, visti anche i ristretti paletti di finanza pubblica, si continua nella ignobile politica dei condoni. Anche la risposta del tutto insufficiente data sulla materia dei fringe benefits la dice lunga su come il Governo continua a tassare chi le imposte le paga.

A completamento di un quadro economico desolante, è arrivato l’attacco del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Salvini che si è permesso di criticare lo strumento dello sciopero in sé, dicendo che serve solo a fare il week end lungo e dimenticando, oltre al fatto che è un diritto dei lavoratori sancito dalla Costituzione, che sono gli stessi lavoratori che pagano di tasca la protesta. Dichiarazioni che riteniamo indegne per un Ministro della Repubblica. Così come la richiesta recente dell’Esecutivo di precettare i lavoratori dei trasporti risulta lesiva del diritto soggettivo a scioperare.

Come giustamente affermato da Cgil e Uil, la Commissione di garanzia sugli scioperi non appare l’arbitro terzo richiesto dalla legge; è incomprensibile che non si consideri uno sciopero generale la mobilitazione sindacale contro la manovra; inoltre, è quantomeno sorprendente che ad oggi non sussistano motivazioni scritte plausibili a supporto di tale interpretazione.

La situazione richiede pertanto la partecipazione attiva di tutti: occorre una inversione di tendenza sia sulle politiche economiche che su quelle sociali. Questa spinta deve venire soprattutto da chi fornisce al nostro Paese il proprio contributo, seriamente, tutti i giorni.

Ecco perché anche le colleghe e i colleghi del nostro Istituto debbono riflettere su quanto sta avvenendo e scioperare convintamente con Cgil e Uil.

Non è uno sciopero “contro” ma uno sciopero ragionato e proclamato con la massima convinzione per cambiare le politiche di questo Governo contro i lavoratori e indurlo ad operare finalmente quelle scelte indispensabili per far ripartire l’economia del nostro Paese.

In conclusione, vogliamo aprire un approfondimento sul significato e il valore di un Diritto, quello di sciopero, che la nostra Carta Costituzionale sancisce e garantisce pienamente.

L’Assemblea costituente, eletta a suffragio universale dal Popolo italiano con anche il voto, per la prima volta nella storia, delle sue Donne, si riunirà dal 25 giugno 1946 e lavorerà fino al 31 gennaio 1948.

Il 31 gennaio 1947 un Comitato di redazione composto di 18 membri presenterà all’Aula il progetto di Costituzione, diviso in parti, titoli e sezioni. Dal 4 marzo al 20 dicembre 1947 l’Aula discuterà il progetto e il 22 dicembre verrà approvato il testo definitivo.

La Costituzione repubblicana sarà promulgata il 27 dicembre 1947 ed entrerà in vigore il 1° gennaio 1948.

Il diritto di sciopero – sancirà l’art. 40 della Carta fondamentale – si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano”. Perché lo sciopero è un diritto. Perché lo sciopero è – quando occorre e quando è necessario – un dovere.

“Le libertà sindacali, che si riassumono nella piena libertà di riunione, di discussione, di manifestazione, di astensione dal lavoro ecc. – affermava Giuseppe Di Vittorio all’Assemblea – comportano il diritto di sciopero. Se si toglie a questi Lavoratori il diritto di sciopero, quale altro mezzo veramente efficace rimane loro per far valere i propri diritti?”.

“È attraverso lo sciopero – diceva il Segretario generale della Cgil – che i Lavoratori, poveri e deboli isolatamente, affermano la propria potenza e l’indispensabilità della loro funzione sociale”.

BUON SCIOPERO A TUTTE LE LAVORATRICI E I LAVORATORI!