Seconda riunione della Commissione Lavoro Ibrido

Nella giornata di giovedì scorso si è riunita per la seconda volta la Commissione mista sul lavoro ibrido.

Ricordiamo che la Commissione ha il compito di analizzare i dati forniti dall’Amministrazione opportunamente disaggregati, riguardanti il funzionamento del modello di lavoro ibrido, e di contribuirne al monitoraggio; individua eventuali esigenze informative necessarie per il monitoraggio del sistema, segnalando le eventuali problematiche di carattere generale rilevate sul piano applicativo e formulando proposte che possano favorire il corretto funzionamento e il miglioramento del modello stesso.

Attenendosi a tali compiti, definiti contrattualmente, la Fisac CGIL ha presentato le proprie osservazioni:

ANALISI DEI DATI ED ESIGENZE INFORMATIVE

Come previsto dagli accordi, la Banca ha inviato, lo scorso 11 luglio, alcuni dati sulla fruizione del lavoro ibrido da parte dei colleghi (LEGGI): a questo proposito la Fisac CGIL, in data 12 luglio, ha richiesto con lettera (LEGGI) di ricevere, in tempo utile per la riunione della Commissione, l’integrazione già richiesta nel corso del precedente incontro, inerente una disaggregazione dei dati per Struttura e sulla base delle fasce di delocalizzazione delle varie Strutture. Solo tale scomposizione, infatti, consente di effettuare un’analisi utile al monitoraggio sul funzionamento del modello, evidenziando eventuali criticità applicative, finalizzate al miglioramento dello stesso.

Tali dati non sono stati forniti dall’Amministrazione, disattendendo ai propri compiti come componente della Commissione, né abbiamo ancora ricevuto risposta alla lettera inviata come O.S. al Segretario Generale. Nuovamente pertanto, è stato rinnovato, in sede di Commissione, la necessità di integrazione informativa.

FUNZIONAMENTO DEL MODELLO E PROBLEMATICHE APPLICATIVE

Stante la carenza di dati utili al monitoraggio, la Fisac CGIL non ha potuto che evidenziare le problematiche sorte, sulla base delle proprie evidenze.

È sotto gli occhi di tutti che il modello sia partito con notevole ritardo e scontando un atteggiamento restrittivo proveniente dalle Strutture centrali.

Ne risultano compromessi due dei principi fondanti del modello, fissati già con le intese del luglio 2021: la flessibilità, fondata su decentramento decisionale che dovrebbe garantire l’efficienza operativa ma anche la rispondenza alle esigenze delle persone, e l’inclusività, che dovrebbe consentire l’accesso al lavoro ibrido “nella misura più ampia possibile”.

Il nuovo elenco delle Unità in cui si svolgono attività con grado di lavorabilità da remoto ridotta, e che dovrebbe evolversi in relazione all’evoluzione dei processi lavorativi, anche in ragione del progresso tecnologico, non ha mostrato miglioramenti rilevanti rispetto al precedente: la Banca non ha fatto alcuno sforzo, quindi, nel modificare i processi in favore del personale. Men che mai ha attivato una qualche rotazione mansionistica, prevista dagli accordi, a discapito delle Unità presenti nell’elenco, su cui tuttavia non riusciamo, per carenza informativa, a rilevare se e quanto gli addetti hanno accesso al delocalizzato, sulla base delle valutazioni effettuate localmente.

Anche per le Unità a ampia delocalizzabilità il modello rimane monco: solo in alcune è stato previsto l’ampliamento ai 12 giorni mensili, comunque assente, per quello che riusciamo a saperne, in tutta la rete periferica.

È evidente che i malfunzionamenti del modello derivino da una stretta dell’Amministrazione, peraltro non sempre legittima, rispetto alle previsioni contrattuali, di cui non vuole neppure rendere conto con la consegna di dati utili.

Occorre pertanto dare piena applicazione agli accordi firmati in tempi rapidi in modo da arrivare con la giusta esperienza all’appuntamento per la valutazione complessiva sul funzionamento del modello che avverrà nel secondo semestre 2024, come previsto dall’accordo, che dovrà essere sede per un miglioramento in positivo dello stesso.

Roma, 31 luglio 2023

La Segreteria Nazionale