Intesa sul lavoro ibrido – Non si finisce mai di negoziare

Nella giornata di ieri la FISAC CGIL Banca d’Italia ha sottoscritto l’INTESA SUL MODELLO DI LAVORO IBRIDO.

Si è trattato di una firma non facile e, soprattutto, fino all’ultimo non scontata.

L’Amministrazione – dopo un lungo ed estenuante negoziato, nel corso del quale aveva essa stessa avanzato alcune proposte, come quella del lavoro agile esteso, e espresso infine una valutazione positiva in merito alle principali richieste di parte sindacale – ha improvvisamente e radicalmente invertito il senso di marcia, inviando ai sindacati dei testi del tutto difformi da quanto verbalmente pattuito.

Cosa abbia innescato questo atteggiamento da Congresso di Vienna non è dato sapere, ma di sicuro si è palesata in tutta la sua evidenza la mentalità che ancora permea il vertice: quella legata alla presenza, con la quale spesso ci ha deliziati in vari momenti della pandemia. Un vertice che ancora oggi anela a un pronto rientro in servizio di tutti, pur con la metà delle regioni con un piede in zona gialla.

Già in questa fase, la tentazione di abbandonare la nave è stata forte.

Tuttavia, come FISAC CGIL, abbiamo deciso di andare avanti e, insieme agli altri sindacati del tavolo, abbiamo operato senza sosta per cercare di far rientrare dalla finestra quello che era uscito dalla porta, rendendo i testi coerenti con gli accordi raggiunti in sede di trattativa. Si è trattato di una scelta di responsabilità, dettata dalla volontà di non sottrarci a un percorso intrapreso, volto a dare finalmente una forma a questo importante aspetto del rapporto di lavoro dei colleghi, a non disperdere l’esperienza fatta in pandemia ma farne l’occasione per innovare.

Da questo momento è in sostanza iniziato un nuovo negoziato, diverso dal primo, che ha scontato un mandato molto più restrittivo della parte datoriale.

Dopo quattro giorni dall’invio della prima versione dei testi da parte della Banca, avvenuto solo lunedì pomeriggio e non il venerdì precedente come ci era stato inizialmente assicurato e dopo diversi rimpalli e molti ritardi, siamo alla fine riusciti ad ottenere un testo che probabilmente non soddisfa appieno le plurime e variegate legittime attese dei colleghi, ma contiene importanti acquisizioni rispetto alla versione originariamente proposta dall’Amministrazione:

1) l’accordo sarà operativo solo dopo la definizione in primis dell’elenco delle attività ripartite nelle diverse fasce di delocalizzabilità e in secundis della regolamentazione attuativa di dettaglio; abbiamo evitato in questo modo di firmare un accordo “al buio”, ossia senza conoscerne l’effettivo ambito applicativo per i colleghi. In questo modo la Fisac Cgil ha inteso declinare il principio di inclusione, altrimenti privo di contenuti;

2) i giorni minimi che spetteranno ai lavoratori addetti ad attività “non delocalizzabili”, che la Banca aveva fatto magicamente sparire non intendendo fissarli a priori, saranno invece definiti (e quindi ci saranno) in sede di accordo attuativo;

3) la frazionabilità delle giornate, di cui la Banca non voleva sentire proprio parlare, è stata invece prevista anche se solo per le attività meno delocalizzabili; noi cercheremo in sede di accordo attuativo di estenderla entro un minimo garantito, anche a tutte le altre attività\processi, in modo analogo a quanto avviene oggi per il lavoro delocalizzato.

Un discorso a parte merita la questione relativa all’introduzione del cd. lavoro agile esteso. Era stata proprio la Banca che aveva proposto questa nuova modalità in sostituzione dell’attuale istituto del telelavoro. Pur non disdegnando i vantaggi di questa formula, abbiamo rigettato la proposta di abolire il telelavoro, in base all’antica regola mai lasciare il certo, soprattutto se gode di una chiara cornice normativa, per l’incerto, soprattutto se privo di una altrettanto sicura disciplina normativa. Avevamo quindi proposto di prevedere un periodo sperimentale di 18 mesi entro il quale i due istituti avrebbero convissuto, salvo poi al termine del predetto periodo verificare come si erano orientati i colleghi nella scelta tra l’uno e l’altro sistema. E la Banca? La Banca… udite udite, aveva accettato, dopo varie resistenze, tale soluzione, in quanto ritenuta congrua e praticabile. Ciononostante, come è ormai di pubblico dominio, dai testi presentati, la Banca ha ritenuto di eliminare l’istituto del lavoro agile esteso. Pare infatti che, dopo quasi 2 anni di pandemia, non si senta pronta (mentre i colleghi, c’è ne è prova provata, lo sono). L’Amministrazione ha comunque affermato che se ne potrà ancora discutere e la nostra convinzione è che la professionalità dei colleghi convincerà la Banca che, in emergenza come nella normalità, il lavoro agile non solo funziona, ma giova al benessere e al clima generale.

È finita qui? Assolutamente no.

Gli accordi attuativi saranno un impegno non da poco, sia per la molteplicità di aspetti che interesseranno sia perché sicuramente ci scontreremo ancora con le forti resistenze dell’Amministrazione. 

La FISAC CGIL ha scelto di esserci.

Roma, 23 luglio 2021

La Segreteria Nazionale