Indietro tutta

Uno spettro si aggira per la Banca, è lo spettro del rientro in ufficio, a qualunque costo, senza alcuna logica e senza interpellare i Sindacati…

È di ieri il messaggio della Banca in cui improvvisamente si comunica la fine degli split team. Perché? Per consentirci di programmare e fruire delle ferie. Forse allora la Banca si aspetta un grazie da parte nostra. Noi invece chiediamo alla Banca il perché di questa decisione…forse il rischio contagio è sparito nel nulla, forse il sistema degli split team non ha funzionato, forse si vuole tornare ad un’epoca ormai passata, quella del puro presenzialismo? Ma non stiamo proprio discutendo in questi giorni di “nuovo orario e modalità di lavoro”?

Inoltre l’Amministrazione chiede che i rientri avvengano nel pieno rispetto dei protocolli sanitari in vigore, quegli stessi protocolli che sono stati adottati unilateralmente dalla Banca senza il contraddittorio con le Organizzazioni sindacali in rappresentanza dei lavoratori, che in tal modo avrebbero potuto esprimere un sia pur implicito consenso ai medesimi.

Come conseguenza di questa impostazione lungimirante della Banca, oltretutto, arrivano notizie di richieste rivolte ai colleghi – da parte di alcuni Capi Divisione – sull’adesione o meno alla campagna vaccinale nazionale: perché questa stravagante richiesta? Forse per rendere più facile la chiamata alle armi, ossia il rientro in ufficio massivo?

Probabilmente si dimentica che principio generale della Repubblica (art. 32 Cost.) e del diritto internazionale (cfr. Convenzione di Oviedo del 1997 per la protezione dei Diritti dell’Uomo e della dignità dell’essere umano nei confronti dell’applicazioni della biologia e della medicina) è il diritto all’autodeterminazione sanitaria, con l’esclusione di trattamenti sanitari obbligatori se non e nei limiti previsti dal legislatore (chiamato a compiere un delicato bilanciamento tra l’eventuale interesse collettivo al trattamento sanitario e il rispetto del diritto individuale alla salute)  prevedendo, in ogni caso,  il consenso libero e informato della persona interessata. Da ciò ne consegue che è esclusa ogni forma sia pur surrettizia di obbligatorietà della vaccinazione contro il Covid-19, essendo ogni cittadino libero di decidere in merito a ricevere o meno il vaccino così come di ogni altro trattamento sanitario (come i tamponi, che infatti sono sempre effettuati su base volontaria).

Ma poi queste richieste non è che per caso violano la privacy dei lavoratori? Cosa dice il Garante in merito? Il Garante ha chiarito che “il datore di lavoro non può chiedere ai propri dipendenti di fornire informazioni sul proprio stato vaccinale o copia di documenti che comprovino l‘avvenuta vaccinazione anti Covid-19. Ciò non è consentito dalle disposizioni dell’emergenza e dalla disciplina in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Il datore di lavoro non può considerare lecito il trattamento dei dati relativi alla vaccinazione sulla base del consenso dei dipendenti, non potendo il consenso costituire in tal caso una valida condizione di liceità in ragione dello squilibrio del rapporto tra titolare e interessato nel contesto lavorativo. Il datore di lavoro può, invece, acquisire, in base al quadro normativo vigente, i soli giudizi di idoneità alla mansione specifica redatti dal medico competente”.

Non vorremmo che tutto questo sia un modo con il quale la Banca intende condizionare negativamente il negoziato in corso perché la FISAC CGIL non ci sta e non lo consentirà mai. Ogni iniziativa illegittima, ogni tentativo di modificare il modo di lavorare senza interpellare le Organizzazioni Sindacali rappresenta una manovra contro i lavoratori e la FISAC CGIL non si farà trovare impreparata.

Roma, 18 maggio 2021

La Segreteria Nazionale