Il coraggio di Guido

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Erano in più di 250.000, ai funerali di Guido Rossa.

Perché da subito fu chiara a tutti l’enormità della vicenda.
Prima venne il coraggio di Guido, operaio sindacalista a Genova; il delirio omicida, i cinque colpi di pistola che dovevano punire il “traditore”, poco dopo.
A 40 anni dal suo tragico delitto, è d’obbligo ricordare il senso delle sue scelte e del suo sacrificio.

Denunciare chi predicava e praticava violenza fu un gesto di giustizia e, di certo, non una scelta avventata o di cui avesse sottovalutato le possibili conseguenze: in uno dei momenti più duri degli anni di piombo, a poco più di sei mesi dall’omicidio di Aldo Moro, Guido Rossa da Cesiomaggiore, Belluno, non esitò.

Ancora oggi, in anni di conflitti meno accesi, ricordare Guido Rossa può aiutarci a rammentare che una scelta di coraggio e di giustizia può veramente fare la differenza.
La sua morte, infatti, definì in modo inequivocabile una frattura tra chi lotta lealmente e realmente per un ideale e per difendere i lavoratori, e chi invece usa il terrore come strumento di propaganda e di controllo.

Il suo gesto e il suo sacrificio contribuirono a cambiare il corso della storia.
Perché, con quei cinque colpi di pistola, le Brigate Rosse decretarono la propria fine.
Non quella di Guido, operaio sindacalista.

Roma, 24 gennaio 2019

La Segreteria Nazionale