Carriera direttiva: dopo un mese di riforma siamo già alle lacrime di coccodrillo?

Bandiere

 

Con il volantino del 29 agosto Cida e Dasbi hanno criticato i criteri seguiti dalla Banca per la nomina dei sostituti dei titolari delle unità di base. Si tratta di un contributo importante e largamente condivisibile. Vi è però una incoerenza di fondo.

I comportamenti gestionali della Banca vengono descritti come contrari allo spirito della riforma e dunque in grado di “compromettere la fiducia dei colleghi” nel nuovo sistema. Ne sono invece l’espressione più autentica.

Il nodo del problema è che la Banca sceglie senza trasparenza. Non sono dunque noti i criteri della scelta, la durata dell’incarico, chi ha compiuto la decisione. Tutto vero. È l’essenza della riforma appunto, attribuire più discrezionalità nella progressione di carriera, nella scelta dei capi. È un male? Sì, lo abbiamo spiegato molte volte.

Ma che senso ha criticare le scelte che la Banca compie sulla base dei principi di fondo della riforma delle carriere dei direttivi usando come argomento la considerazione che così i colleghi vedranno male la riforma? Certo che la vedranno male, ed è solo l’inizio.

Peraltro, nell’accordo firmato tra Banca e sindacati dei direttivi non sono previste regole per la scelta dei sostituti né la durata del loro incarico. È un problema? Certo, determinato da tutti i firmatari, non solo dalla controparte datoriale che, ovviamente, è interessata a risolvere i propri problemi.

Vi è anche da notare che la soluzione che il volantino pare proporre, ossia di un incarico annuale per i sostituti, risulterebbe particolarmente oneroso e destabilizzante per le unità di base, soprattutto se lo si lega, come proposto, alla valutazione degli obiettivi. Quindi i sostituti sarebbero lavoratori a tempo determinato con contratto rinnovabile di anno in anno? Questo sì che li legherebbe mani e piedi ai voleri della Banca.

Anche la critica all’eccessivo allineamento di capo e sostituto delle unità di base è contraddittoria alla luce della logica della riforma che è, appunto, fornire maggiore leva gestionale ai singoli dipartimenti e divisioni. Quale “confronto dialettico per il miglior conseguimento degli obiettivi” sarà possibile ora che il capo decide dello stipendio e della carriera dei direttivi in forma così diretta? Abbiamo più volte sottolineato come questo sia uno degli aspetti più negativi della riforma.

Se Cida e Dasbi se ne sono accorti, seppure in ritardo, è positivo, purché non ci si illuda sulla possibilità che la riforma sia altro da ciò che la Banca sta facendo su questo come su molti altri fronti. Un’altra carriera dei direttivi è possibile ma non con questa riforma.

Roma, 30 agosto 2016

La Segreteria Nazionale