Per una lira…

 

 

Cantava Battisti…

Per una lira io vendo tutti i sogni miei…

Si è svolto ieri l’incontro previsto sul tema dell’efficienza aziendale. L’ultimo, in vista della definizione dei testi per la firma dell’accordo, considerato che la proposta della Banca apprendiamo essere stata valutata positivamente dal primo Tavolo.

Ci si sarebbe aspettati che una trattativa così protratta – nonostante le circostanze di urgenza determinate dall’inflazione crescente – e che ha visto anche l’utilizzo dello strumento del raffreddamento – che dovrebbe costituire un prezioso presidio dei diritti dei lavoratori – avrebbe dovuto condurre a significativi avanzamenti nei risultati.

Al contrario, i proclami iniziali non sembrano affatto essere stati soddisfatti dall’esito, mentre si è introdotta grande confusione nei temi, col risultato non solo di non rispondere alle esigenze dei lavoratori, ma introducendo inaccettabili disparità economiche.

Per dipanare la matassa, vale la pena ripartire da quella che era la posizione della Banca prima dell’incontro di ieri e che prevedeva:

  • Efficienza: 1,9% per il 2022 e 1,4% per il 2023, entrambi una tantum, senza percentuali di strutturalizzazione;
  • Lump sum: versamento dello 0,2%, sia per il 2022 che per il 2023, a carico dei colleghi (da detrarre all’efficienza, che diventa 1,7% nel 2022 e 1,2% nel 2023), con contributo a carico Banca di pari importo (per un versamento totale di 0,4% per ciascun anno);
  • Welfare aziendale: incremento del credito libero da 670 euro a circa 1.000, frutto della conferma di un precedente accordo, di una rivalutazione all’inflazione già prevista dal contratto e da un’aggiunta dalla Banca (670 + 200 per accordo precedente confermato + 130 circa tra adeguamento all’inflazione e intervento aggiuntivo da parte della Banca = 1.000).

Dopo l’incontro la proposta della Banca, che sembrerebbe aver ricevuto avallo dei Sindacati di maggioranza si è così definita:

  • Efficienza invariata: l’1,9% per il 2022 e 1,4% per il 2023, entrambi una tantum;
  • Lump sum: versamento dello 0,1%, sia per il 2022 che per il 2023, a carico dei colleghi (da detrarre all’efficienza, che diventa 1,8% nel 2022 e 1,3% nel 2023), con contributo a carico Banca dello 0,4% (per un versamento totale di 0,5% per ciascun anno);
  • Welfare aziendale: incremento del credito libero da 670 euro a circa 1.100, frutto della conferma di un precedente accordo, di una rivalutazione all’inflazione già prevista dal contratto e da un’aggiunta dalla Banca (670 + 200 per accordo precedente confermato + 230 euro circa tra adeguamento all’inflazione e intervento aggiuntivo da parte della Banca = 1.100).

In sostanza, lo spostamento “vincente” per la Banca, aggiungerebbe in busta paga ai colleghi appena uno 0,1% di efficienza, più 100 euro per welfare.

“…per una lira ci metto sopra pure lei. È un affare, sai…

Dopo l’incontro abbiamo ricevuto comunicazione dal Segretario Generale della disponibilità della Banca ad aggiungere al piatto anche l’incremento del valore di buoni pasto da 10,80 euro a 12.

Si tratterebbe di un aspetto di per sé positivo (come ogni adeguamento di carattere economico) ma occorre a questo punto effettuare alcune considerazioni che non possono essere taciute.

La trattativa svoltasi ha come oggetto il riconoscimento ai lavoratori di una componente economica legata al raggiungimento degli obiettivi di produttività, qualità, efficienza ed efficacia per gli anni 2022 e 2023. Una componente economica che deriva quindi dal riconoscimento degli sforzi e dei risultati di TUTTA la compagine lavorativa, nessuno escluso, e che dovrebbe avere perciò, come destinatari, TUTTI I COLLEGHI.

Mischiare una trattativa sull’efficienza con altre voci economiche, quale il valore dei buoni pasto, non consegue affatto questo obiettivo; infatti, non tutti i colleghi percepiscono i buoni pasto: non li percepiscono coloro che dispongono del servizio di mensa o di ristorazione convenzionata, in particolare quelli appartenenti alle fasce di minore delocalizzabilità; non li percepiscono i colleghi telelavoristi; non li percepiscono i colleghi in regime di part time al di sotto delle 6 ore.

Questi colleghi, che pure hanno come tutti gli altri partecipato alla definizione dei risultati di efficienza…non percepiranno perciò questo incremento sui buoni pasto, che evidentemente non andava collocato in questa sede di trattativa ma, eventualmente, in un negoziato più ampio che definisse in maniera perequativa la situazione di tutti, magari rivedendo sì l’importo dei buoni pasto (fermo da troppo tempo, come i livelli tabellari degli stipendi)  insieme, magari, all’estensione dei buoni pasto ai telelavoristi, così come la revisione del rimborso mensile (ancora troppo basso) da questi percepito o la previsione di un’indennità perequativa per i colleghi appartenenti alle fasce a minor delocalizzabilità, che sembrano a questo punto destinati addirittura ad aver diritto a componenti economiche inferiori.

Tutto questo per la Fisac CGIL è uno schiaffo ad alcuni colleghi, che non è possibile accettare.

Amico caro, se c’è qualcosa che non va,

se ho chiesto troppo, tu dammi pure la metà…

Insomma, dalle ampie rivendicazioni iniziali, che vedevano la strutturalizzazione come mantra, si è finiti ad ottenere ben poco (…una lira…) nonostante il tempo passato e si è arrivati a generare pericolose situazioni di iniquità.

Nel frattempo, ciò che poteva essere definito con successo già da tempo, come la corresponsione dell’IPCA, che è un importo dovuto, è stato rimandato per mesi, mentre una immediata corresponsione del differenziale per il 2022 che ammonta all’1,9% e che si conosce dal giugno scorso, è stato negato in fase di trattativa. Tutto ciò avrebbe, senza scomodare altre voci che generano situazioni di disparità, risposto, almeno in parte, alla perdita del potere d’acquisto che attanaglia i nostri stipendi.

Aleggiano invece rivendicazioni di gloria perché gli importi del welfare verranno rivalutati all’inflazione per il 2024 (lo prevedeva il contratto firmato a suo tempo) e perché nello stesso ci sarà un nuovo negoziato per il welfare (ovvio, il contratto con l’appaltatore scade nel ’23 ed è stato prorogato dalla Banca per la durata massima possibile, di un anno).

Insomma, dopo tanto tempo e tanti incontri, avremmo voluto dire al personale che tutto è bene quel che finisce bene…

…ma se penso che tu sei un buon amico non te lo dico, meglio per te”.

Roma, 22 settembre 2023

La Segreteria Nazionale