Il grigio appiattimento bolscevico e la meritocrazia capitalista multicolore


Con un paio di volantini – uno, evidentemente, non era sufficiente – il Sibc ci spiega che cos’è la meritocrazia (e perché non la dobbiamo temere).

In “tutto quello che avreste voluto sapere sulla meritocrazia, ma non avete mai osato chiedere”, il Sibc denuncia l’esistenza di un sistema che penalizzerebbe i colleghi, in quanto “rifiuta ogni forma di valorizzazione del lavoro, dell’impegno, dell’istruzione: un “grigio appiattimento bolscevico”.

E il pensiero corre subito a tristi maglioni in flanella di colore indefinibile e giacche dai tagli improbabili.

Dispiace, ma in Storia dell’Urss, il Sibc (come dicevano una volta i professori) potrebbe fare di più. Cioè, nell’associare bolscevismo e negazione della meritocrazia ignora proprio i fondamentali: ad esempio il personaggio di Aleksej Stachanov (sì, proprio quello dello stacanovismo), un minatore sovietico che incautamente batté a più riprese i record di quantità di carbone estratto dalla miniera in cui lavorava, ricavandone perciò ogni tipo di riconoscimento, tra cui il titolo di “Eroe del lavoro socialista” e una città che addirittura prese il suo nome.

Possiamo dunque dire che il “MERITO” del compagno minatore Stachanov (definito secondo gli standard dell’Unione Sovietica – totale abnegazione al lavoro e illustrazione della Patria) fu debitamente premiato.

E qui casca l’asino. Ok, cerchiamo di spiegarla semplice semplice, per gli studenti più distratti.

Il “merito” non è qualcosa di astrattamente o preventivamente determinabile, perché ci vuole qualcuno che definisca cosa è “meritevole” di essere premiato, e cosa non lo è.

E chi è che definisce il contenuto (e dunque il conseguimento) del “MERITO”?

Risposta: chi gestisce il potere. Cioè, chi amministra una collettività, DALL’ALTO, ne definisce valori e obiettivi.

Ma il “merito” non è un fenomeno scientificamente osservabile.

Per cui è d’obbligo chiedersi: fino a che punto il raggiungimento del “merito” è misurabile? E quanto pesa la soggettività, o peggio la arbitrarietà, nel relativo giudizio? In quanti casi chi dovrebbe premiare il “merito” tende a privilegiare piuttosto la fedeltà o l’obbedienza al Potere?

Il Sibc ha fugato tutti questi dubbi sostenendo in maniera lapidaria che premiare il “merito” vuol dire aumentare lo stipendio ad “ALMENO (proprio così, “almeno”) il 99 per cento della popolazione” di Banca, perché meritocrazia “significa fare quello che facciamo oggi”.

Il che però vorrebbe dire premiare non il “merito”, ma la “norma”.

Secondo il Sibc, nel sistema attuale la mancanza di meritocrazia comporterebbe che “tutti veniamo appiattiti al livello minimo: quello dell’ipotetico “fannullone”.

E invece no!, protesta con veemenza il Sibc, noi “non siamo fannulloni!”.

La verità, però, è che è proprio la meritocrazia a nutrirsi della retorica del fannullone, poiché presuppone la diseguaglianza tra i lavoratori e la conseguente competizione tra di loro per conquistare risorse (premi) aggiuntivi.

Insomma, lo abbiamo capito: per il Sibc la risposta al grigio appiattimento bolscevico non può che essere una meritocrazia capitalista multicolore.

Ma loro, lo avranno capito cos’è la meritocrazia?

BLOODY MARY

 


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