“La Banca non si ferma”

Immagine

Nella serata di venerdì 23 ottobre, a ridosso dell’ora di cena, la Banca ha comunicato ai colleghi le nuove misure di organizzazione del lavoro conseguenti alla diffusione del Covid-19.

A una settimana dal messaggio del Capo Dipartimento POB, e a contagi giornalieri praticamente raddoppiati rispetto al venerdì precedente, la Banca ha confermato una posizione di chiaro disinteresse circa le esigenze dei colleghi e di cura esclusiva della propria “resilienza” operativa.

A fronte di un aumento dei contagi, anche tra i dipendenti – sia dell’A.C. che delle Filiali – la Banca ha stabilito che per le sole attività delocalizzabili i colleghi saranno costretti a continuare il lavoro in presenza, lavorando su split team organizzati su base settimanale. Non soltanto tale misura non considera l’esigenza di tutelare la salute dei colleghi che svolgono attività non delocalizzabili, ma la Banca non pare intenzionata a ridurre le presenze, i volumi e i ritmi di lavoro (produzione di banconote, contazione, ecc…) Nel Servizio BAN, come evidenziato anche dalle notizie sui contagi di questi giorni, le condizioni di lavoro rappresentano un grosso problema… che la Banca ancora non ha voluto né discutere né tantomeno affrontare.

Sulle attività “delocalizzabili” – peraltro non puntualmente definite dalla Banca – è stato deciso un irrigidimento delle misure già adottate per settembre e ottobre, mantenendo l’obbligo di presenza per cinque giorni lavorativi al mese, ma che da ora in avanti dovranno essere resi a settimane intere e coordinandosi in split team a livello di unità organizzativa. La circostanza che un lavoratore sia costretto – nelle condizioni in cui versa il Paese – a svolgere IN PRESENZA un’attività DELOCALIZZABILE sarebbe di per sé grottesca e ridicola, se non fosse che queste scellerate decisioni aumentano i rischi di contagio dei colleghi e tra i colleghi, oltre ad andare ad aggravare ingiustificatamente il servizio di trasporto pubblico ed accrescere le possibilità di circolazione del virus.

Non paga, la Banca stabilisce poi che chi desidera lavorare sempre in presenza ma svolge attività delocalizzabili, non potrà più farlo (come è invece stato durante il lockdown di primavera): a livello di struttura (Servizio, Filiale, …) dovranno essere presenti al massimo il 25% dei colleghi che svolgono attività delocalizzabili.

L’incrocio di questa “aliquota” massima, combinata con l’obbligo di presenza individuale per 5 giorni consecutivi – ma su split team – creerà degli scenari organizzativi prossimi all’ingestibilità.

Ovviamente, la responsabilità di gestire questa disastrosa organizzazione viene scaricata in primis sui capi delle strutture e in seconda battuta su titolari e sostituti degli uffici

In una situazione così delicata, la Banca dimostra di non avere minimamente il polso del Paese e dei propri dipendenti: nelle regioni più in difficoltà per i contagi e per l’ospedalizzazione dei casi gravi (Campania, Lombardia, Lazio, ad esempio) da giorni si paventa l’ipotesi di un lockdown, peraltro non escluso neanche a livello nazionale (secondo molti scienziati oramai l’unica strada praticabile per frenare un contagio che pare fuori controllo).

A fronte di tutto questo, la Banca che dice? Dice che “il lavoro delocalizzato, che pure ci ha permesso di ottenere questi buoni risultati non è stato privo di costi. Abbiamo avuto ritardi nell’inserimento dei nuovi colleghi; abbiamo dovuto rallentare i processi di reclutamento e formazione; abbiamo avuto difficoltà a mantenere alto il tasso di innovazione e a coordinarci con i colleghi, con rischi per la coesione delle compagini; abbiamo imparato che non è per tutti agevole svolgere da remoto il proprio lavoro”.

“Ritardi”. “Difficoltà”. “Rallentare”. Concetti inaccettabili, per la Banca.

A febbraio 2020 il sindaco di Milano, con grande avventatezza, proclamava: “Milano non si ferma!”. Sappiamo tutti com’è andata a finire.

Non staremo fermi a guardare un’Amministrazione che proclama “La Banca non si ferma!”.

Roma, 26 ottobre 2020

La Segreteria Nazionale