Emergenza Covid-19. Anche la Banca deve fare la sua parte

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Non servono particolari analisi dei numeri dei contagi per capire che in Italia – come peraltro era avvenuto ancora prima nel resto dell’Europa – siamo entrati in una nuova fase della pandemia Covid-19. In questa fase nel Paese sono cambiate le priorità: ci si deve concentrare, oltre che sulla salute, sulla tutela di altri beni primari come il lavoro e l’istruzione. Si deve distinguere fra attività essenziali e non essenziali, ampliare fin dove possibile lo smart working: in questa direzione vanno anche le direttive del Governo, preannunciate ieri sera.

Questo Tavolo unitario ha più volte richiamato l’Amministrazione sull’inopportunità di proseguire col piano di rientro obbligato in presenza elaborato in estate – nel ben diverso contesto della “ripartenza” del Paese – e sulla necessità di concentrarsi piuttosto sulla tutela dei lavoratori impegnati in attività non telelavorabili. Le risposte che finora abbiamo ricevuto sembrano scontare un palese ritardo nella comprensione della realtà. Ancora pochi giorni fa, il 13 ottobre, il Segretario Generale affermava che “siamo pronti a modificare rapidamente l’assetto lavorativo in relazione ai suoi sviluppi e alle eventuali misure governative”.

Venerdì pomeriggio, dopo che il numero dei contagi aveva superato quota 10 mila, è arrivata in CAD una nuova comunicazione: “Emergenza Covid-19: preparazione a una possibile (sic!) seconda ondata pandemica“. Questa viene dalla funzione della Banca responsabile per la continuità operativa, che invita tutte le Strutture a “eliminare i residui vincoli allo svolgimento delle attività da remoto”. Paradossalmente – al di là di ulteriori modifiche che possano ancora rendersi necessarie per particolari processi operativi, specie nelle Filiali – l’unico vincolo è ormai quello posto dalla stessa Amministrazione con i suoi piani di rientro!

Nella comunicazione si invita anche a “organizzare i processi critici e quelli che richiedono la presenza fisica in gruppi di persone alternate”, riconoscendo quindi che gli split team servono non solo a tutelare la salute dei colleghi ma anche ad assicurare la continuità operativa della Banca. Finalmente! Anche di questo l’Amministrazione non sembrava però essere consapevole, se guardiamo alle modalità di rientro obbligato, a prescindere dall’attività svolta, prorogate appena pochi giorni fa fino alla fine dell’anno.

Nel riconoscere implicitamente la gravità della situazione e la necessità di modificare l’approccio sin qui seguito, questa nuova comunicazione rappresenta quindi un positivo segnale, discostandosi dagli indirizzi finora pervenuti dal Servizio RIU.

Vale però la pena di soffermarsi su un aspetto di particolare rilevanza sindacale. Quando si invita ad “ampliare la platea dei colleghi che possono svolgere processi critici e attività necessarie in presenza” giova ricordare che esiste un Regolamento del Personale, che prevede mansioni codificate per ciascun inquadramento e che il loro ampliamento – per quanto sia un obiettivo da tempo perseguito dall’Amministrazione – non può essere disposto unilateralmente. In particolare, per quanto riguarda le mansioni del personale operativo, l’ambito in cui si deve svolgere ogni riflessione è il negoziato sulla riforma degli inquadramenti, al quale invece il Servizio RIU da tempo si sottrae.

Giova anche ricordare che in molte Strutture – in particolare nelle Filiali – permangono gravi carenze di organico, che colpiscono in misura maggiore proprio quei comparti (come la filiera del circolante) dove si devono svolgere processi critici in presenza, limitando oltre misura l’alternanza del personale addetto (ad esempio nelle Divisioni GSP, con riferimento alle quali talvolta risulta difficile anche l’alternanza delle posizioni funzionali). Bisogna cominciare proprio dal colmare queste carenze, piuttosto che dal pretendere dai colleghi un’ulteriore flessibilità. Di quest’ultima, peraltro, i colleghi hanno già dato ampia prova nella prima fase dell’emergenza, senza che siano state attivate le leve gestionali per dare loro adeguato riconoscimento.

Inoltre, tenuto anche conto che tantissimi colleghi saranno tenuti a lavorare in smart working per un periodo non breve, sarebbe finalmente necessario regolamentarne in via negoziale le modalità di svolgimento, definendo le fasce orarie di compresenza, il diritto alla disconnessione, le condizioni per assicurare parità di trattamento economico fra comparti diversi (anche a prescindere dalla “criticità” dei processi eseguiti) a fronte di un impegno dei colleghi superiore a quello previsto dal vigente orario di lavoro.

Su tutte queste questioni l’Amministrazione vorrà finalmente intervenire, affermando l’autonomia amministrativa della Banca, o preferisce attendere passivamente di doversi conformare alle disposizioni emergenziali che a breve saranno varate dal Governo?

L’evoluzione della pandemia ci sta spingendo in una fase in cui si moltiplicano le incognite, e in cui ogni soggetto è chiamato a fare la propria parte: solo se agirà con senso di responsabilità nei confronti del Paese e rispetto per i colleghi che finora le hanno consentito di superare l’emergenza, la Banca potrà guardare avanti in modo credibile.

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