Il Biancolibro nella Banca delle meraviglie

Immagine

“E’ tardi! E’ tardi! E’ tardi!”

Di questo possiamo essere più che sicuri.

Più si parla di tempo e orario in Banca d’Italia più ci si rende conto che è tardi, per un sacco di cose.

Per negoziare il lavoro in emergenza, per garantire protocolli efficaci per la sicurezza, per formarsi un’idea su cosa sia lo smart working e a cosa dovrebbe servire, per rivedere la disciplina sull’orario di lavoro in condizioni di normalità. Questo senza neppure prendere in considerazione tutto ciò che, in aggiunta, arriva in ritardo o rimane in sospeso.

Non è certo colpa di nessuno se l’emergenza Covid ha sconvolto il mondo, incluso il lavoro che si svolge in Banca d’Italia.

Una cosa però va certamente detta: che se in molti ambiti il mondo ha dovuto fermarsi, con tutti i risvolti negativi per le aziende e per i lavoratori, in Banca d’Italia no. In Banca d’Italia i colleghi hanno continuato a lavorare in presenza, hanno continuato a lavorare da remoto, con tutti i risvolti positivi per l’Istituto, che ha conservato tutte le sue prerogative di Istituzione affidabile e di riferimento per il Paese. Vale altrettanto per i lavoratori?

Perché mentre i colleghi continuavano a lavorare quanto e più di sempre, dopo un’iniziale fase di grande lungimiranza, la Banca ha iniziato a stupirci con una serie di “meraviglie”…

Gli esempi sono tantissimi (l’emanazione di protocolli non concordati, la “tracciatura” degli spostamenti in delocalizzato, il rientro “in solitaria” dei capi di Unità e Strutture).

L’ultima meraviglia è stato il recente negoziato, relativo “all’accordo ponte” per il lavoro in emergenza: con un ritardo clamoroso, la Banca sembrava decisa a sanare, finalmente, il grave vuoto normativo che in questi mesi ha trionfato nei rapporti lavorativi, determinando non pochi problemi, nonché la serie di spiacevoli situazioni che ne sono scaturite.

Le premesse sembravano anche buone, invece la trattativa si è tramutata presto in un’inconcludente interlocuzione, caratterizzata da un’irremovibile rigidità volta a introdurre elementi che sarebbero andati unicamente a favore della Banca, senza alcuna concreta tutela per i colleghi, se non un’iniqua imputazione, ma solo ad alcuni, di uno strano beneficio cervelloticamente disegnato.

Non c’è dubbio sul fatto che le OO.SS. tenessero particolarmente a finalizzare questo accordo, che chiedevano già da marzo. Visto l’andamento del negoziato, forti dubbi ci sono sul fatto che fosse la Banca a volerlo: non ci si presenta a negoziare chiedendo molto e offrendo poco o niente.

E nel testardo intento di fare comunque di testa propria, ha recentemente diffuso una nota inerente l’organizzazione dell’attività lavorativa da settembre.

Non sorprende che i contenuti della stessa, a tutela dei colleghi, rispecchino molti degli aspetti ampiamente discussi nel recente negoziato, come il richiamo, seppure in forma blanda, alle esigenze di tutelare i colleghi con figli minori – istanza ignorata dall’Amministrazione prima del recente confronto coi Sindacati – o la tutela ampia dei colleghi con L. 104.

Mancano le rigidità che la Banca aveva proposto di introdurre, come le – troppo – ampie fasce di reperibilità, fortemente contestate al tavolo da tutte le sigle.

Sono poi scomparse definitivamente tutte le disposizioni introdotte unilateralmente dalla Banca – persino i famigerati “100 euro” – che tanto scalpore mediatico hanno generato…con altrettanto rammarico dei colleghi.

Pare dunque che il negoziato sia tutto sommato servito persino in assenza di un accordo. Pare che il confronto con le OO.SS. sia tutto sommato utile a individuare utili indicazioni.

Utili, ma ancora insufficienti. Perché la Banca non rinuncia a voler fare da sola.

E infatti, nella citata nota, viene ribadita la previsione delle “settimane del rientro” di settembre necessarie, secondo l’Amministrazione, a riprendere familiarità con l’ambiente di lavoro, che si aggiunge al rientro dei capi delle unità di base, già in corso, ai rientri volontari di alcuni colleghi e a coloro che lavorano sempre in presenza (lista lunga: BAN, STC, GSP, Segreterie, ecc. ecc.). Un discreto affollamento, in tempo di epidemia.

Anche stavolta, tutto sembra avvenire fuori tempo.

Il quadro epidemiologico di questi giorni, in Italia e nel mondo, è di nuovo estremamente preoccupante. Il diffuso rialzo dei contagi, spesso di soggetti asintomatici, diventa elemento di pericolo crescente e getta ombre sulla salute dei colleghi che lavorano in presenza e su tutte le difficoltà annesse (riaperture delle scuole, diponibilità dei mezzi pubblici, possibili zone rosse a livello locale, ecc. ecc. ecc.). Proprio in questo contesto la Banca decide di far rientrare i lavoratori.

Si tratta di una disposizione, in questa situazione di contagi “di ritorno” assolutamente prevedibile già mesi fa, di cui speriamo non ci sia da pentirsi a posteriori.

Mentre aspettiamo gli eventi (vigili sulle possibili problematiche), continuiamo a chiederci che fine abbiano fatto invece i servizi che abbiamo visto, uno a uno, sparire: quelli di alcune mense, i buoni pasto, l’informativa sulle strutture pedagogiche in ripartenza a settembre, il centro sportivo…e persino alcune timbrature dal cartellino orologio.

Unico faro nella notte, rimane solo il Biancolibro, ovvero “Libro bianco sull’organizzazione del lavoro in Banca dopo l’emergenza”, cui si può almeno sperare di chiedere “cOsa” vogliamo diventare.

Difficile dire se la sua pubblicazione sia avvenuta in ritardo rispetto all’anticipo o in anticipo sul ritardo, fatto sta che ci ha proiettati nel dopo emergenza quando ancora quest’ultima è tutt’altro che finita (ma ne mancano ancora le regole, per quanto riguarda il rapporto di lavoro) e prova a immaginare il futuro, visto dalla Banca.

Il documento è sicuramente molto ricco: prende in considerazione un’ampissima gamma di aspetti (non senza una buona fetta di questioni omesse).

Ma si tratta di una crisalide che sembra voler mettere troppo presto le ali, osando alcuni voli pindarici su temi che necessiterebbero invece del confronto coi Sindacati, in trattativa, per essere affermati.

Di sicuro, date le premesse di questo ultimo periodo, il futuro a scenari che viene prospettato (mangiare la parte destra del fungo, la sinistra o la centrale?) non sembra finalizzato a valorizzare, seppure in ritardo, una forma di lavoro che può dare oggettivi benefici per lavoratori e datore di lavoro insieme.

L’esperienza vissuta è stata difficile e drammatica, ci ha tutti molto provati, ma è stata l’occasione per dimostrare molto e tentare, sulla base di questo, una revisione delle modalità di lavorare nel futuro. Con una nuova mentalità, ci sarebbe da aggiungere: e questo dovrebbe valere non tanto per i dipendenti che, in questi mesi, pur nelle difficoltà hanno mostrato un’encomiabile resilienza, quanto per la Banca che, nonostante la medesima emergenza, ancora sembra rimanere del tutto imbrigliata nelle sue necessità di strenuo controllo, di fissare paletti e porre limiti e imposizioni, di sottrarre qualche diritto e consolidare qualche risparmio economico.

Insomma, a pochi giorni a settembre ci rendiamo conto che è già tardi per discutere molte cose. La Fisac Cgil è pronta ad affrontarle tutte, con la speranza di trovare come controparte una Banca più aperta all’ascolto e al dialogo.

Tra queste, non dimentichiamo i colleghi che in questo ormai lungo periodo hanno sempre lavorato in presenza.

La Banca sa bene quanto siano stati “essenziali” per l’Istituto, per dirla con un termine da decreto.

Sarebbe davvero un peccato se, in occasione di un progetto ambizioso come quello del Biancolibro, si dimenticasse proprio di loro. Ma per fare diversamente, su questo, per fortuna, c’è ancora tempo.

Roma, 27 agosto 2020

La Segreteria Nazionale