Il mondo di fuori

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Tutti siamo testimoni di come la rivoluzione digitale abbia cambiato le nostre vite negli ultimi anni, mettendoci a disposizione un’ampissima gamma di strumenti, e di come persino le relazioni con gli altri da “sociali” siano diventate “social”.

Si tratta di un processo spesso anche molto criticato, poiché colpevole di generare un mondo virtuale, ma che – va detto – con l’emergenza Coronavirus ha invece mostrato tutte le sue potenzialità e i suoi lati positivi, rendendo di fatto possibile comunicare, lavorare, studiare – e persino riunirsi – anche in una situazione di lock down totale e di isolamento personale.

Eppure, in questa situazione di emergenza, forse molti di noi hanno iniziato a sentire una sensazione di nostalgia e di profonda tristezza nel guardare le strade vuote da dietro i vetri della finestra e in molti abbiamo scoperto che tutto sommato, nonostante tutte le nostre app, il mondo di fuori, quello reale, ci manca.

Cosicché ogni scusa è stata buona per mettere il naso fuori – la spesa, il cane, l’immondizia, il balcone da spazzare, “ho lasciato una cosa in macchina” –, cosicché abbiamo iniziato a dire “buongiorno” a qualunque passante mascherato incrociassimo, mentre prima, naso sul cellulare, magari neppure alzavamo lo sguardo. Cosicché, con ansia, abbiamo a lungo atteso l’aggiungersi di una voce sul modello di autocertificazione, e pazienza se l’amico che reputo come un fratello non lo hanno definito “congiunto”, intanto rivedo i miei, è comunque già molto.

E oggi, 4 maggio, anche se siamo ancora tali e quali alla settimana scorsa, davanti al pc in smart work, ci siamo svegliati innegabilmente più felici.

Forse, paradossalmente, la chiusura totale ci ha dato spunto per aprirci di più, per tornare a cercare relazioni autentiche, per non fermarci al mondo visto dal video ma per tornare a desiderare di vivere il mondo che c’è fuori.

Non ci stupisce, perciò, se qualcuno, troppo abituato a vivere e proporre una realtà solo virtuale, nascosto dietro un monitor, abbia improvvisamente, anche se per poco, alzato la testa, accorgendosi che fuori esiste una Cgil che vale la pena di citare, nelle parole del suo Segretario Generale, come autorevole fonte per le relazioni lavorative e gli obiettivi programmatici.

Non ci stupisce neppure che abbia voluto mascherare questa dolorosa ammissione, tentando in modo maldestro di giustificarsi, tracciando una differenza tra la Cgil “di fuori” e quella “di dentro”, fingendo di non aver letto – e anche mostrato un certo apprezzamento – per un recente volantino (SCARICA IL VOLANTINO).

Non ci stupisce neppure che quel qualcuno abbia per l’ennesima volta mostrato tutta la sua incoerenza, quando ricordiamo benissimo che per mesi si è rifiutato di sedersi al tavolo dell’Osservatorio sull’orario di lavoro, rinunciando a uno strumento previsto negozialmente e impedendo così che si desse luogo a spunti per la ripresa della contrattazione sull’orario di lavoro.

Lo capiamo: in fondo, quel qualcuno, un mondo fuori non ce l’ha.

E noi, che non vogliamo certo condannarlo a rimanere confinato alla sua tastiera e al suo monitor, e ben volentieri gli prestiamo il nostro mondo di FUORI, che non è relegato a una piccola realtà virtuale, ma è fatto di una lunga storia vissuta DENTRO a ogni luogo di lavoro, considerando con orgoglio il fatto che l’affermazione dei diritti dei lavoratori passi per le parole di Maurizio Landini.

Oggi, dentro le nostre case, ci siamo svegliati tutti più felici, ma il mondo di fuori sembra ancora lontano e ci manca ancora.

Dobbiamo lavorare per tornare a viverlo appieno, iniziando da dentro, perché sia un mondo più autentico, più sincero, più vero e più giusto. E questo dipende da noi, dalla nostra ampiezza di vedute e di lettura delle cose, non certo dal mondo di fuori, che è lì dov’è, da tempo immemore.

“Il mondo di fuori è sempre là. Puoi fare qualsiasi cosa ma stai certo che te lo ritrovi al suo posto, sempre. C’è da non crederci, ma è così”. (A. Baricco)

Roma, 4 maggio 2020

La Segreteria Nazionale