Covid-19 Una lunga convalescenza prima di ripartire

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Negli ultimi giorni si susseguono ovunque notizie che hanno come unico comune denominatore la “fase due” dell’emergenza. Le affermazioni al riguardo sono disparate e contraddittorie: sui tempi, sulla gradualità della ripresa, sui soggetti e i territori interessati, sulla competenza decisionale.

In attesa di ricevere indicazioni da Governo e Regioni, la Banca continua a far riferimento solo ad una ripresa futura, lenta e molto graduale.

Tuttavia, è chiaro che qualcosa si sta muovendo. Ciò che sorprende è che tale movimento stia avvenendo non in maniera dichiarata ma, troppo spesso, in maniera poco visibile, con scarsa considerazione delle necessità dei lavoratori e senza l’accordo con i Sindacati, che pure l’Amministrazione incontra ogni settimana.

Così, negli ultimi giorni, stiamo assistendo a tentativi di raggiungere obiettivi di varia natura, facendo leva direttamente sui lavoratori, anziché passando per il confronto con le OO.SS., se non al tavolo negoziale, almeno negli incontri settimanali.

Ne sono esempio le richieste di alcune realtà che, dopo un periodo di chiusura dovuta all’emergenza, alla riapertura cercano di avventurarsi in sessioni di lavoro straordinario, rispetto alle quali è difficile, per i singoli lavoratori, opporre un rifiuto.

O i sondaggi presso i colleghi che, più che indagare sulle loro reali necessità in questo contesto di difficoltà, vagliano invece la vocazione di ciascuno allo smart work, in un momento in cui i fattori che possono esercitare pressione emotiva sulle persone – malattia, decessi, scuole chiuse, peso dell’isolamento in casa – sono così presenti e forti da rendere davvero poco attendibili i risultati.

Eppure, in tema di orario di lavoro, siamo da tempo immemore in attesa di una convocazione della trattativa con le OO.SS., peraltro con un ritardo inaccettabile e imputabile solo alla Banca, con la conseguenza di esserci trovati davanti all’emergenza privi degli strumenti per affrontarla e con la necessità di improvvisare soluzioni.

Soluzioni che, va detto, sono state trovate: come Fisac Cgil non ci sentiamo di disprezzare il lavoro fatto finora da Amministrazione e Sindacati per fronteggiare l’emergenza, nell’interesse dei lavoratori.

Ma, se l’emergenza ha reso necessaria l’improvvisazione, l’informalità della contrattazione coi Sindacati, l’adozione di soluzioni unilaterali da parte della Banca salvo aggiustamenti successivi su indicazioni delle OO.SS., ci preme che non così avvenga per le fasi che verranno.

Tutti siamo consapevoli che una ripresa delle attività dovrà avere luogo, così come tutti siamo consapevoli che l’emergenza ci ha messi davanti a un processo in cui alcuni cambiamenti saranno irreversibili.

Tuttavia, riteniamo che ciò che ci attende in futuro, prossimo o lontano,  debba essere programmato in maniera ponderata, con il dovuto anticipo e nella massima trasparenza. 

Riteniamo, pertanto, che tutto ciò che concerne la prossima “fase due”, per chiamarla con un termine a nostro avviso abusato, vada ampiamente discusso con le OO.SS., in modo da definire regole certe e soluzioni tutelanti per i lavoratori.

Su questo torniamo a chiedere la definizione di un protocollo tra Banca e OO.SS. che definisca nel dettaglio le condizioni di rientro nelle Strutture, facendo anche ricorso ad una consulenza esterna da parte di esperti su profili organizzativi e di salute e sicurezza, in grado di fornire indicazioni specialistiche rispetto al rischio di contagio nelle varie realtà lavorative.

A questo proposito aggiungiamo che, prima ancora di arrivare alla “fase due”, riteniamo opportuno passare per fasi intermedie – chiamiamole pure “uno e un quarto, uno e mezzo”, ecc. – che fungano da test per il protocollo concordato, ed evitare “voli pindarici”, come la richiesta di prestazioni straordinarie.

Inoltre, chiediamo che, considerata la passione della Banca per i sondaggi presso i lavoratori, tali strumenti vengano utilizzati per censire le situazioni  di oggettiva difficoltà dei colleghi – nella situazione attuale e in prospettiva – legate ad esempio alle necessità di accudimento dei minori, vista la chiusura delle scuole e l’improbabile possibilità di fruire di centri estivi, o a situazioni personali di disagio.

Riteniamo infine che l’efficienza con cui i mezzi tecnologici a disposizione hanno funzionato per le comunicazioni, consentano senza difficoltà di dar luogo a una trattativa sull’orario di lavoro: per la Fisac Cgil è impensabile che le fasi successive continuino ad avvalersi di istituti di emergenza, che stabiliscono eccezioni alla normativa e agli accordi. Se, come crediamo, il mondo che verrà risulterà cambiato da questa pandemia, vogliamo arrivare preparati al cambiamento, certi di garantire diritti ai lavoratori e non regalie fondate su benevole concessioni, revocabili ad arbitrio. Chiediamo pertanto un’immediata apertura del negoziato sull’orario di lavoro. 

Crediamo sia necessario muoversi da subito.

Per la Fisac CGIL, la “fase due” e tutte le fasi successive vanno attentamente pianificate, organizzate, negoziate ed è questo il momento di farlo.

Mentre intorno a noi vediamo affermarsi la stringente necessità di accelerazione della ripartenza, spesso dettata più dal pericolo calo del profitto che dal conforto del calo dei contagi, affermiamo decisamente che ora, prima di ripartire, occorre prepararsi a farlo: muoversi a ridosso condurrebbe a un’organizzazione sommaria che rischierebbe di mettere a repentaglio la salute dei lavoratori e della collettività.

Ci aspettiamo che la Banca definisca insieme alle OO.SS. tutti gli aspetti rilevanti delle fasi che seguiranno: non è il momento di rivestire ruoli e rappresentare punti di vista differenti e contrapposti, ma di ricordare che l’unico nemico a cui opporsi, in modo coeso e convinto, è il virus Covid-19. 

La lotta contro i nemici dell’umanità si combatte in tutto il mondo, non richiede né eroi né messia, e inizia dalla difesa del più fondamentale dei diritti. Il Diritto alla Vita” (L. Sepulveda).

Roma, 21 aprile 2020

 La Segreteria Nazionale