Gender pay gap

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Gender Pay Gap”: con questa espressione si intende il fenomeno della “differenziazione retributiva tra uomini e donne”. Su questo argomento si è svolto ieri, presso la Regione Lazio, un interessante convegno organizzato dall’Ufficio della Consigliera Regionale di parità.

Nonostante la nostra Costituzione (art. 3), la nostra legislazione e le normative europee stabiliscano il principio della parità retributiva tra i sessi, la realtà in Italia e in Europa è ancora oggi ben diversa: è statisticamente accertato, infatti, che le lavoratrici percepiscono in media una retribuzione nettamente inferiore a quella dei lavoratori.

E in Banca d’Italia? Esiste il “Gender Pay Gap”?

Sicuramente non al momento dell’assunzione, ma con il passare degli anni la forbice retributiva tra colleghe e colleghi tende ad aumentare; questo soprattutto se la dipendente è anche “mamma”, perché le attività di cura familiare sono sostenute (ancora) principalmente dalle donne e il tempo dedicato al puerperio e alla famiglia si traduce (ancora) in perdita di retribuzione e di opportunità di carriera.

Il ricorso a regimi orari di lavoro ridotto (spesso il part-time è una scelta obbligata), a congedi parentali e congedi per malattia dei figli risulta (ancora) essere un elemento discriminante – riguardo alle possibilità di avanzamento – nei confronti di chi ne usufruisce: principalmente (ancora) le donne.

L’ultima relazione della Commissione Pari Opportunità attesta che “le donne sono meno rappresentate in tutte le fasce di grado, con una presenza che si assottiglia man mano che ci si muove verso i livelli apicali”.

La FISAC CGIL ritiene che sia necessario riprendere al più presto la contrattazione sull’orario di lavoro, per affinare ulteriormente gli strumenti di conciliazione vita/lavoro già presenti normativamente – in modo che gli stessi non determinino, come accade attualmente, una penalizzazione per chi ne usufruisce – e per crearne di nuovi, affinché “essere genitore” divenga un’opportunità, sia per il dipendente che per la Banca stessa.

Infine, una considerazione sul tema, così attuale, della “meritocrazia”.

Per la FISAC CGIL finché non verranno rimossi gli impedimenti normativi e gli stereotipi culturali che fino ad ora non hanno permesso il superamento del “Gender Pay Gap” nel nostro Istituto è del tutto controproducente pensare all’introduzione di criteri di valutazione “meritocratica” che, lungi dal risultare efficacemente trasparenti ed oggettivi, rischierebbero soltanto di esasperare ulteriormente le disparità presenti.

Roma, 12 novembre 2019

La Segreteria Nazionale