Dopo quota 100 – Gli appelli non bastano

Immagine-CoraggioCon volantino dello scorso 13 febbraio Quota 100…e dopo? ci chiedevamo in che modo la Banca avrebbe integrato il Decreto 9/2019, sulla c.d. “Quota 100”, rispetto alla normativa interna sulle misure di accompagnamento alla pensione, poiché le questioni che si aprono a riguardo sono di estremo rilievo per il futuro del personale nel nostro Istituto.

In attesa di ricevere indicazioni in merito, non siamo rimasti fermi e in data 14 febbraio abbiamo inviato alla Banca una richiesta di apertura di un tavolo per il doveroso confronto con le OO.SS. sull’argomento LEGGI.

Lasciando disattesa la richiesta di confronto, nella giornata di ieri la Banca ha risposto al nostro quesito pubblicando le linee guida per l’applicazione del Decreto.

È evidente che il provvedimento rappresenta un’ulteriore opportunità per i colleghi con maggiore anzianità contributiva di uscire anticipatamente dal lavoro: in proposito, torneremo sull’argomento con indicazioni più puntuali.

Il recepimento del Decreto pone ora in tutta la sua urgenza la questione dell’equilibrio intergenerazionale. Non è più possibile eludere il problema, sono più sufficienti appelli generici alla moralità e all’equità: per la Fisac CGIL è il momento di agire, facendo proposte e avendo il coraggio di affrontare la questione in modo concreto

Il decreto condurrà potenzialmente all’uscita anticipata di moltissimi colleghi ed è assai improbabile che essi risultino equamente distribuiti tra le varie strutture della Banca: con una compagine già fortemente ridotta dalle inadeguate politiche di assunzione è chiaro che si apriranno seri problemi di operatività e di rispetto delle scadenze. È facile immaginare che in alcune realtà si possa arrivare a vere e proprie situazioni di blocco operativo, che non dovranno essere superate, per l’ennesima volta, ricorrendo alle missioni operative, troppo spesso utilizzate oltretutto come esplicita leva gestionale, a vantaggio di pochi.

A risentire di questo saranno soprattutto le nuove generazioni e in particolare gli addetti dell’Area operativa, potenzialmente e storicamente più interessata dalle uscite anticipate: con la riduzione del personale saranno forti le ricadute in termini di aggravio lavorativo per i colleghi giovani, già peraltro intensamente utilizzati, perchè in possesso di competenze qualificate, e pure costretti a destreggiarsi tra le più diverse mansioni trascinate, pur in assenza di opportunità di carriera premianti.

A giudizio della Fisac CGIL, per ogni collega che beneficia dell’uscita anticipata è necessario che si dia corso almeno ad una nuova assunzione.

Dal momento che, naturalmente, il pensionamento riguarderà colleghi che hanno maturato posizioni di carriera più elevate, è necessario che nuove opportunità vengano offerte ai più giovani: in un’ottica di corretta attribuzione di mansioni e responsabilità occorre che vengano velocizzati i percorsi di carriera, ad oggi fossilizzati su periodi eccessivamente lunghi.

Pertanto, si devono accorciare i tempi delle promozioni e aumentare considerevolmente i relativi posti messi a disposizione.

Diventa a questo punto inaccettabile rinviare ancora la ridiscussione della questione previdenziale dei “post ’93”: l’unico strumento di equilibrio intergenerazionale esistente, la ‘lump sum’, si alimenta ad oggi esclusivamente sottraendo risorse all’efficienza aziendale spettante ai colleghi. Se la Banca trova con facilità risorse per incentivare l’uscita del personale con maggiore anzianità contributiva, non è più pensabile che non ne trovi per finanziare lo stanziamento alla ‘lump sum’, lasciandolo a carico dei colleghi. Con un ammontare di risorse “A garanzia del TQP” che si attesta ormai a 7.000 milioni di Euro, una modalità alternativa di finanziamento, concretamente possibile, esiste e va messa in atto come la Fisac CGIL propone dal 2017. Sarebbe una modalità non onerosa per i lavoratori e in grado, davvero, di ridurre il gap tra ante e post ’93 LEGGI VOLANTINO All.to1 e All.to2.

Quanto delineato riguarda da vicino i colleghi più giovani ma apre una riflessione per tutti: la Fisac CGIL ha sempre sostenuto che un’azienda che non investe sui propri lavoratori non ha futuro.L’assenza di un disegno strategico di utilizzo del personale e di sviluppo dei compiti istituzionali, che tipo di futuro consegna al nostro Istituto?

Torneremo a chiedere, ancora con più forza, l’apertura di un tavolo con la Banca per ragionare seriamente ed insieme su turn over, inquadramenti, concorsi, formazione e professionalità, assicurando al contempo al nostro Istituto, un ruolo importante al servizio del Paese.

Roma, 28 febbraio 2019

La Segreteria Nazionale