Area Manageriale/Alte Professionalità

Formula uno

TUTTO IN DIRETTA STREAMING IL NUOVO CAMPIONATO DI FORMULA UNO

Ieri 8 marzo, il Servizio RIU ha iniziato, in diretta streaming, i colloqui con il personale dell’Area Manageriale/Alte professionalità, per illustrare i meccanismi di avanzamento introdotti dalla riforma delle carriere, a partire dall’esperienza del primo anno della loro effettiva applicazione.

All’iniziativa hanno partecipato molti colleghi che dalle loro postazioni di lavoro hanno potuto porre domande e ottenere chiarimenti su questioni specifiche. La stessa possibilità sarà data, in turni successivi, a tutto il personale interessato.

L’iniziativa, in sé lodevole, è stata messa in atto con una tempistica assai discutibile, e cioè dopo ben due anni dalla firma degli accordi che hanno riformato la Carriera Direttiva; con la conseguenza che i meccanismi di avanzamento sono stati spiegati ai colleghi ora, dopo che una prima tornata di passaggi di livello e di promozioni si è già consumata. Secondo criteri che l’Amministrazione ha ritenuto di esplicitare solo a posteriori.

A questa premessa di metodo, l’iniziativa ha comunque permesso di confermare i dubbi (anzi, le certezze) che la Fisac CGIL ha sempre manifestato a proposito dell’impianto della riforma.

È stato innanzitutto confermato che, per gli avanzamenti (in particolare, per le promozioni da Esperto a Consigliere), le valutazioni si concentrano su tre aspetti, tutti inevitabilmente destinati ad aumentare la competizione negli uffici.

Per essere promossi, ci viene spiegato, conta aver conseguito “obiettivi sfidanti”: più complesso l’obiettivo, più il suo conseguimento peserà nella valutazione. Ciò significa, naturalmente, maggiore competizione fra colleghi per ottenere gli obiettivi migliori (incarichi informali, mansioni extra).

Contano poi le valutazioni ricevute e, in particolare, i giudizi relativi al contributo dato alla struttura di appartenenza. Anche in questo caso, maggiore competizione per mansioni extra, deleghe, incarichi non formalizzati, compresi o meno negli obiettivi annuali assegnati dai Capi diretti.

Infine, contano gli incarichi formali. Non è una grande novità, ma anche in questo caso si conferma che la discrezionalità inevitabilmente esercitata dai Capi nelle scelte di tutti i giorni, ancora più delle valutazioni formali e dei feedback, è destinata a fare la differenza. Ciò che conta

è avere “un posto al sole”: la possibilità, cioè, di mostrare quanto si vale, attraverso attività visibili, diverse e ulteriori rispetto al lavoro quotidiano.

Quanto al procedimento di valutazione, RIU ha confermato che la platea (molto ampia) di Esperti scrutinabili viene in un primo momento ristretta ad una cerchia di “idonei”: colleghi in possesso dei requisiti di professionalità e competenza, ulteriori rispetto al livello stipendiale minimo che rende scrutinabili. Tra gli scrutinabili vengono individuati, in sostanza, gli Esperti dotati delle caratteristiche tipiche del segmento superiore (quello dei Consiglieri). Infine, fra gli idonei viene effettuata una valutazione comparativa, inevitabilmente condizionata dal numero di posti disponibili (il famigerato budget).

Alla domanda di un collega – “perché, all’esito della sessione, non vengono pubblicate delle graduatorie dei colleghi esaminati?” – è stata data una risposta illuminante.

Le graduatorie, ci si spiega, appartengono al passato: sono proprio il sistema che con la riforma si è voluto superare! Un sistema eccessivamente “rigido”, la cui rigidità derivava proprio dal meccanismo dei punteggi e delle graduatorie.

Su questo punto la Banca ha, ovviamente, ragione. Si tratta solo di comprendere in che senso.

È sempre di ieri è la notizia che il Tar del Lazio ha annullato le promozioni di alcuni Esperti dell’UIF, su ricorso di un candidato che ha dimostrato come, nei verbali e negli atti ufficiali del procedimento, non vi fosse alcun’evidenza del fatto che la storia professionale dei candidati era stata presa in considerazione. Secondo il Tar, sono stati considerati solo gli ultimi anni di esperienza dei candidati, il che ha privilegiato colleghi più giovani rispetto al ricorrente più “anziano”.

Nel corso della diretta streaming, la sentenza è stata commentata con una battuta piuttosto significativa.

I verbali sono atti amministrativi (“infatti possono anche essere impugnati”) ma non contengono – e, verosimilmente, mai conterranno – le informazioni che il candidato “perdente” ricerca: perché non sono stato promosso, perché altri sono stati preferiti a me?

Per questo, ci spiega RIU, i verbali non servono. Ci sono i colloqui di feedback!

Il punto è proprio questo. La discrezionalità (“tecnica”), che la Banca rivendica nei processi di valutazione, è una discrezionalità di tipo completamente diverso da quella tipica dei vecchi concorsi a F2 (e di tutti i concorsi per esami).

Questa non è la discrezionalità della valutazione di una prova, che si esprime con un voto, dal quale discende una graduatoria vincolante per le scelte di promozione.

È la discrezionalità, assai meno “tecnica”, che consente di affermare che il collega A è più meritevole del collega B, senza l’intoppo di dover spiegare quanto è più meritevole di B e di tutti gli altri colleghi scrutinati.

È la discrezionalità della scelta basata su valutazioni “complessive”, pertanto complesse e non confrontabili, e sull’apprezzamento di “doti” e “attitudini” personali.

La conclusione?

Come la FISAC CGIL ha sempre fortemente sostenuto, non esiste un modo per far funzionare “bene” la riforma.

Non esiste un modo per avvicinare il nuovo sistema ai vecchi concorsi (con tutti i loro limiti) e alla loro oggettività. Un sistema che nasce con l’obiettivo di essere meno rigido, quindi più discrezionale, un sistema basato sulla conoscenza diretta dei dipendenti da parte dei “Capi di linea”, quindi meno obiettivo.

I Tar potranno anche imporre motivazioni più esplicite, i Comitati di valutazione saranno forse costretti a compilare più tabelle e fogli, ma a nessuno sarà data la soddisfazione di sapere esattamente perché non è stato promosso e qualcun altro sì.

Il sistema non consente di stabilirlo, non funziona così. I Capi non conoscono la risposta a questa domanda. Oppure, se la conoscono, si tratta di una risposta che non possono dare.

Roma, 9 marzo 2018

                                                                                         La Segreteria Nazionale