18 giorni dopo

BandiereCGIL

Diciotto giorni: tanti sono stati necessari al Sibc per partorire un volantino di risposta al “Ponentino” (e non “volantino”: un giorno ci metteremo con santa pazienza a spiegare agli amici del Sibc la differenza tra un volantino e uno scritto satirico, ma non è questa l’occasione), pubblicato sul sito della Fisac Banca d’Italia lo scorso 21 dicembre a firma “Fernando Pessoa”.

Qualcosa, di quello scritto, proprio non deve essere andata giù agli amici del Sibc, la cui replica è stata tanto rabbiosa quanto scomposta.

Con tutta probabilità è stato l’aver rievocato quegli accordi firmati a metà anni ’90 e nel 2002, con cui il Sibc scaricava tutto il peso delle riforme approvate sulle future generazioni di Vice Assistenti: un po’ perché non ancora iscritti o iscrivibili al sindacato; un po’ perché si sa, gli assenti, anche quelli giustificati, hanno sempre torto.

Tuttavia, nel lungo volantino di ieri, il Sibc non trova il tempo e/o lo spazio per prendere posizione su quella questione, ma preferisce concentrare la propria critica sulla non-firma, da parte della Fisac Cgil, degli accordi sulla riorganizzazione del Servizio Ban; ci accusa di essere fuggiti davanti alle nostre responsabilità e di non aver retto la sfida dell’”innovazione” e del “cambiamento”.

Con grande dignità, il Sibc non utilizza la parola “progresso” la quale, indicando un’evoluzione in senso positivo, mai potrebbe applicarsi al recente accordo che ha riformato Ban.

E alla fine il discorso sta tutto lì. Perché il “cambiamento” non rappresenta di per sé stesso un valore, se non viene riempito di adeguati contenuti positivi.

Dal pessimo accordo che Sibc e Falbi hanno firmato lo scorso dicembre deriveranno senza dubbio delle “innovazioni” (come l’assunzione di Operai di 3° junior sottopagati e senza nessuna prospettiva di carriera) e dei “cambiamenti” (ad esempio la nuova settimana lavorativa su 4 giorni che trasforma una opportunità presente in Banca per tutti i colleghi in un obbligo solo per i Lavoratori di Ban): ma sono risultati che, francamente, noi eviteremmo di sbandierare.

Ecco. Per noi la responsabilità, come già a metà anni ’90 e nel 2002, è anche questo: non firmare pessimi accordi.

Roma, 9 gennaio 2018

La Segreteria Nazionale