Oggi inizia la trattativa “ad oltranza” sulla riorganizzazione del Servizio Banconote.
La Banca ha fretta, molta fretta di arrivare ad una chiusura entro la fine dell’anno: il che vuol dire, considerando che la pausa natalizia inizierà il 23 dicembre, entro le prossime due settimane. Le condizioni per una trattativa-lampo non sussistevano, evidentemente, con l’ex primo tavolo Falbi-Uil-Cisl, che infatti è esploso qualche settimana fa.
Si è costituita dunque una nuova maggioranza Falbi-Sibc, questa, evidentemente, più in linea con le aspettative e le pretese della Banca: ci è stato raccontato che già dal primo incontro sono stati registrati straordinari risultati, come la non modifica della gestione delle portinerie esterne (che la Banca aveva dichiarato di non voler comunque cambiare) o il riconoscimento di un’indennità per i lavoratori del cantiere di via 4 Fontane, peraltro dopo soli due anni dall’apertura dello stesso ed esclusivamente, a dire della Banca, dal febbraio 2017 mentre il cantiere è aperto dal novembre 2015.
Ma soprattutto la Banca ed il nuovo primo tavolo hanno registrato una convergenza sulle tempistiche: chiudere, in fretta, la trattativa su Banconote e legarla all’efficienza aziendale. A proposito di quest’ultima, ricordiamo a tutti i Colleghi che questa è l’ultima occasione per strutturalizzare una quota consistente dell’importo così da recuperare almeno in parte gli anni di blocco stipendiale.
Chi avallerà, nella giornata lavorativa a Banconote, una amplissima flessibilità lasciata totalmente in mano alla Banca, chi sdoganerà un salario d’ingresso inferiore a ciò che c’è oggi senza nessun aggancio alle carriere esistenti e senza che sia garantito un cospicuo e vero tournover, si assumerà la responsabilità di aprire un’autostrada verso tempi di minor certezze e di minor garanzia per tutta la compagine di lavoratori in Banca d’Italia.
Ci pare ovvio che tutto questo muoversi di corsa sia propedeutico a passare, con altrettanta fretta, alla trattativa sulla riforma delle carriere operative, da liquidarsi anch’essa, c’è da scommetterci, di fretta e furia per passare ad un’ulteriore trattativa.
E’ una fabbrica di accordi, questa Banca: un continuo restyling, di quello che non funziona ma anche di quello che, almeno secondo noi, ancora funziona ma non è più conveniente per la Banca e per i soloni che tirano le fila dalla BCE.
E allora di chi è la convenienza di condurre una trattativa in tutta fretta, se non per la Banca? Non si parla qui di ostruzionismo, o di trascinare gli accordi alle calende greche. Si parla di riservare, ad accordi che interessano centinaia di Colleghi attuali ed un numero imprecisato di Colleghi futuri, il giusto approfondimento sui vari aspetti di un accordo, una sacrosanta ponderazione dei suoi effetti ed un confronto sereno con la controparte che consenta di giungere ad un firma consapevole e conveniente per i Colleghi.
Per evitare vuoti normativi o “sviste” come quelle che stanno da mesi complicando l’applicazione della nuova (per noi, non ci stancheremo mai di ripeterlo, sbagliata a monte) riforma delle carriere direttive.
E allora, viene da chiedersi, chi ha paura della trattativa? Noi no.
Roma, 11 dicembre 2017
La Segreteria Nazionale