Lump Sum: una soluzione inaccettabile per un problema reale

BandiereCGIL

 

Dopo alcuni incontri svolti sul tema della c.d. lump sum, la Banca ha inviato alle OO.SS il testo degli accordi (cfr. allegato). Si tratta, come si desume immediatamente dalla lettura del documento, di un passo indietro anche rispetto a quanto uscito finora nel corso della trattativa.

La lump sum è un tentativo sacrosanto di dare una effettiva somma forfettaria a fine vita lavorativa a tutti i Colleghi post ’93. Su quanto emerso sin qui abbiamo già scritto di recente (cfr. allegato 56/17).

La soluzione prospettata dalla Banca nel corso della trattativa non rispondeva a due aspetti chiave. In primo luogo, escludeva dalla lump sum i Colleghi post-93 non aderenti al Fondo Complementare, in secondo luogo ipotizzava un importo marginale a carico della Banca, non in grado di produrre una somma significativa a fine carriera. Questi due aspetti sono confermati e se mai peggiorati nel testo dell’accordo.

Facciamo osservare altri aspetti particolarmente negativi. In primo luogo l’accordo viene usato dalla Banca per costringere di fatto gli attuali dipendenti post-93 e i futuri Colleghi a iscriversi al Fondo Complementare che, dunque, diviene praticamente obbligatorio.

Infatti, la lump sum non viene riconosciuta a chi non è iscritto al FPC che però la paga con la propria efficienza aziendale. Peraltro, per avere diritto alla lump sum chi non è attualmente iscritto al Fondo dovrà conferire per intero l’IFR o non raggiungerà il minimo per la lump sum, dato che se non lo conferirà integralmente, i trent’anni dopo i quali avrà diritto alla lump sum si calcoleranno dalla data di iscrizione al Fondo.

Quanto ai futuri dipendenti è stabilito semplicemente che per loro non è più in vigore l’IFR.
Un passo indietro cospicuo a danno delle nuove generazioni. Altro che “equità intergenerazionale”.

In secondo luogo, l’accordo non evidenzia i meccanismi attraverso i quali dovrebbe garantire ciò che promette. Infatti, il testo prevede che la lump sum sia finanziata in base a “un apposito accantonamento alimentato con cadenza annuale, nelle misure di volta in volta convenute dalle parti nell’ambito del negoziato per la definizione della componente legata al raggiungimento di obiettivi di produttività, qualità, efficienza ed efficacia”.

Quindi la lump sum non solo non garantisce una prestazione accettabile ma nemmeno una contribuzione minima. Rimane, infatti, totalmente indeterminato sia il quanto sia la quota a carico della Banca. Al momento non esiste nemmeno alcuna possibilità di poter discutere su eventuali ulteriori risorse per il futuro così da incrementare la “liquidazione” dei Colleghi; aspetto, tra l’altro, che la Delegazione aziendale aveva prospettato durante la trattativa.

L’unica cosa che si chiarisce negli accordi è il meccanismo per suddividere tra gli aderenti una somma indeterminata nell’importo e nell’origine. Qualunque quantificazione sulla lump sum a fine carriera, sulla base dell’accordo prospettato, è dunque incerta. Persino i dati minimali che erano circolati negli incontri, che parlavano di una annualità di stipendio dopo 35 anni (in modo molto ottimistico e per metà pagata dallo stesso dipendente) non possono dunque essere confermati.

Ricordiamo che la stessa Banca ha riconosciuto, al termine dei lavori della Commissione tecnica sul FPC nell’estate del 2013, l’esistenza di un divario tra le prestazioni previdenziali spettanti tra i pre e i post ’93, in media, nell’ordine del 35%; divario che il meccanismo sinora prospettato non assicura di colmare nemmeno parzialmente.

Se davvero il tema è l’equità intergenerazionale e la fiducia che le nuove generazioni di Colleghi dovrebbero mantenere nella Banca, la soluzione che si richiede è di ben altro livello. Come abbiamo più volte ricordato, nei prossimi anni si andranno a liberare risorse attualmente impegnate nel Fondo che già ora risultano comunque pienamente capienti rispetto a ogni esigenza connessa alle pensioni dei Colleghi ante ’93.

Il personale post ’93 NON ha bisogno di un accordo al ribasso, ma auspica un quadro risolutivo e tangibile che possa essere utile anche alle prossime generazioni di Colleghi e che vada molto oltre ciò che si è discusso fino ad oggi, a cominciare da una adeguata soluzione.

Roma 15 giugno 2016

La Segreteria Nazionale