Dove sono le risorse per una soluzione equa e strutturale?

BandiereCGIL

 

Si è svolto oggi, dopo mesi di silenzio, l’incontro di trattativa sulla “prestazione da riconoscere al personale assunto a partire dal 28 aprile 1993 all’atto della cessazione dal servizio” (c.d. lump sum). Come noto, questa O.S., al fine di pervenire in tempi brevi ad un accordo che consenta di dare una “VERA” liquidazione ai Colleghi post ‘93, tutti i Colleghi post ‘93, ha trasmesso alla Banca, il 21 febbraio scorso, una propria proposta (leggi).

La Banca ha oggi presentato un nuovo meccanismo in grado di arrivare, alla fine della vita lavorativa, a una somma simile a parità di stipendio e di anzianità. Prendiamo atto che i partecipanti riceverebbero un trattamento tra loro sostanzialmente equo rispetto ai meccanismi precedenti.

Tuttavia, la proposta rimane fortemente problematica su due aspetti. Il primo è l’esclusione dei colleghi post-93 non aderenti al fondo complementare che contribuirebbero comunque ad alimentare la lump-sum. Il secondo riguarda l’importo marginale che la Banca destinerebbe alla proposta. Le simulazioni presentate mostrano una lump-sum che, anche nei casi migliori, difficilmente supererebbe, a fine vita lavorativa, i due terzi di uno stipendio base annuo. Se consideriamo che metà di questo importo è a carico di tutti i dipendenti, le effettive risorse che la Banca destinerebbe alla lump-sum per ogni aderente si aggirerebbero anche nel migliore dei casi sulle poche migliaia di euro l’anno.

L’idea della Fisac Cgil è quella di utilizzare almeno una parte crescente degli utili che annualmente vengono generati dal Fondo RTQ per incrementare la “somma forfettaria” ad appannaggio dei lavoratori più giovani. Infatti, nei prossimi anni si andranno a liberare risorse attualmente impegnate nel Fondo che già ora risultano comunque pienamente capienti rispetto a ogni esigenza connessa alle pensioni dei Colleghi ante ’93.

Accogliamo favorevolmente la discussione su questo tema; tuttavia le risorse che al momento la Banca è disposta a destinare alla materia sono assolutamente marginali e non vi sono impegni formalizzati a reperire le risorse che sarebbero necessarie a una soluzione strutturale del problema.

Se esiste la piena consapevolezza delle conclusioni cui si era giunti al termine dei lavori della Commissione tecnica sul FPC nell’estate del 2013, sede in cui la Banca aveva definitivamente certificato l’esistenza di un divario tra le prestazioni previdenziali spettanti a un post ’93 e quelle cui invece ha titolo un ante ’93, in media, nell’ordine del 35%, bisogna trarne le dovute conclusioni.

Il personale post ’93 NON ha bisogno di un accordo al ribasso, ma auspica un quadro risolutivo e tangibile che possa essere utile anche alle prossime generazioni di Colleghi e che vada molto oltre ciò che si è discusso fino ad oggi, a cominciare da un adeguato contributo da parte della Banca.

Che si parli della materia è positivo, ma non possiamo accontentarci della logica “poco è meglio di niente”. Occorrono meccanismi equi ma anche risorse adeguate all’importanza del tema.

Roma, 7 giugno 2017

La Segreteria Nazionale