Nella trattativa sulla Rete Territoriale si deve affrontare il problema
Qualcuno ha criticato la nostra richiesta di rivedere le modalità di applicazione del lavoro ibrido nelle Filiali, avanzata nell’ambito della trattativa sul cosiddetto “sviluppo della rete territoriale”. Ci è stata imputata anche una presunta mancanza di coerenza. Ma facciamo un po’ di chiarezza.
Nel 2021, una lunga e difficile trattativa ha portato ad un accordo, buono ma certamente migliorabile, sullo smart working con il quale si è introdotta una nuova modalità ordinaria di lavoro che ha permesso a molte migliaia di colleghi, circa l’86% della compagine, di usufruire volontariamente del lavoro da remoto.
Un “piede nella porta” fondamentale, che ha aperto nuove possibilità di conciliazione fra tempi di vita e tempi di lavoro, rendendo possibile in molti casi per metà settimana di ridurre il tempo trascorso nel traffico, negli spostamenti, e organizzare parte del proprio lavoro in modo più autonomo.
Non solo: grazie all’accordo, il meccanismo non è più nelle mani della discrezionalità assoluta dei Capi – che fino ad allora decidevano a piacere chi potesse “delocalizzare” e chi no – ma passa per una richiesta formalizzata, e con criteri minimi oggettivi.
Non sarà la perfezione, ma è molto meglio del Far West precedente.
Attualmente la concreta declinazione delle modalità di fruizione del lavoro da remoto nelle varie realtà lavorative e territoriali della Banca è affidata ad una comunicazione del Dipartimento Pianificazione, Organizzazione e Bilancio del 30 settembre 2021, in minima parte successivamente modificata (e comunque non per la parte relativa alle Filiali) che ha escluso vari colleghi dalla possibilità di beneficiare del lavoro ibrido. Cosa stiamo quindi chiedendo ora e cosa abbiamo chiesto già in passato?
Stiamo chiedendo di riesaminare i processi di lavoro, che in questi ultimi quattro anni sono sicuramente cambiati, per rivalutare la possibilità di estendere la fruizione del lavoro ibrido, con particolare attenzione al mondo delle Filiali, su cui è in atto un pesante progetto di riorganizzazione.
Per coloro che a causa della tipologia di lavoro svolto non potranno per nulla lavorare in remoto ribadiamo quello che, già allora, avevamo chiesto – nero su bianco – ovvero una compensazione.
Altro che “sacrifici silenziosi”: le nostre sono proposte concrete per non lasciare indietro nessuno e applicare fino in fondo quello che c’è scritto negli accordi, nei quali il principio dell’inclusività è un pilastro fondamentale.
Per questo intendiamo andare alla trattativa sulla riorganizzazione territoriale, portando al tavolo anche il tema dell’orario di lavoro; pensiamo di avere il dovere di sostenere un progetto che limiti il disagio dei colleghi coinvolti, utilizzando tutte le leve contrattuali disponibili.
Non siamo qui per fare monologhi o sfoggiare slogan: la First CISL e la Fisac CGIL sono luoghi dove le idee dei lavoratori diventano azione collettiva.
Vi chiediamo di continuare a sostenerci, a partecipare, a proporre. Perché le prossime trattative – sul lavoro da remoto e non solo – avranno bisogno di intelligenza collettiva, visione e partecipazione.
Roma, 1 luglio 2025
Le Segreterie First Cisl – Fisac Cgil Banca d’Italia