Meno male che qui non è necessario nascondersi…
Dagospia ieri ha deciso di usare un titolo provocatorio per comunicare le iniziative della Banca d’Italia in occasione del mese dell’orgoglio LGBTQIA+: come spesso accade su questo sito, si usa un titolo strillato e volgare, accompagnato da fotomontaggi ridicoli per acchiappare più click, per poi dare notizie in modalità più neutra.
La Banca d’Italia da anni ormai ha inserito la “valorizzazione delle differenze” tra i suoi obiettivi strategici: un percorso lungo in un Istituto attempato e con un’età media molto alta, che si realizza a più livelli grazie al lavoro della CPO, cui partecipano anche le rappresentanze sindacali, del “Gestore delle diversità” e adesso della nuova divisione di Comunicazione Interna e Inclusione.
Per una persona LGBTQIA+ sentire il proprio luogo di lavoro come uno “spazio sicuro” è fondamentale, sia da un punto di vista personale che lavorativo, e dunque consideriamo meritorio l’impegno della Banca in questa direzione: sapere di poter fare coming out coi colleghi in maniera serena, poter comunicare apertamente senza dover nascondere le proprie relazioni, i propri progetti familiari, poter comunicare liberamente una gravidanza per una coppia omosessuale dovrebbe essere la normalità, ma sappiamo bene che normalità non è nel mondo e nel nostro Paese in particolare.
Dopo l’insediamento di Trump alla presidenza degli Stati Uniti molte aziende americane (seguendo l’esempio del governo federale) hanno interrotto bruscamente i programmi DEI (Diversity, Equity & Inclusion), e a molte aziende europee in affari con gli USA è arrivata una lettera che li invita a sospendere i loro programmi sul territorio americano e in generale; nel frattempo il governo Meloni porta avanti dal suo insediamento una battaglia aperta contro le persone LGBTQIA+, iniziata con l’attacco alle famiglie arcobaleno prima e alle persone trans poi, culminata con la legge Varchi che ha reso la Gestazione Per Altri (già reato in Italia grazie a quel che rimane della legge 40 del 2004) un reato universale, quindi perseguibile anche se attuata all’estero (quindi equiparata alla tratta di esseri umani e alla tortura, per renderci conto dell’assurdità).
Il manifesto del Pride di quest’anno ben sintetizza questa situazione rovente: “In Italia, come nel resto del mondo, essere persone Lgbtqia+ significa vivere ai margini: criminalizzate, censurate, ridotte a bersagli politici. Nel 2025, la nostra libertà è sotto attacco”.
La CGIL sa bene che difendere le libertà di chi è sotto attacco significa difendere le libertà di tutti e per questo come ogni anno parteciperemo ai vari cortei nelle città italiane. Domani saremo al Pride di Roma e siamo contenti che la Banca d’Italia e l’Ivass saranno con noi nella comune consapevolezza che parlare di tematiche LGBTQ+ è fondamentale per promuovere un ambiente di lavoro più giusto, inclusivo e rispettoso delle differenze e a Dagospia non possiamo che rispondere che sì, anche in Banca d’Italia c’è tanta “frociaggine” come ovunque, solo che qui non c’è bisogno di nasconderla.
Roma, 13 giugno 2025
La Segreteria Nazionale