Salviamo la CSR da un atteggiamento irresponsabile

Saranno anche due le notizie rilevanti che vengono dalla CSR, ma bisogna essere in grado di leggerle e soprattutto di capirle.

La prima, che riguarda la sostituzione dei vertici della CSR, dovrebbe portarci innanzitutto ad un ringraziamento a chi con professionalità ed abnegazione ha sovrainteso al funzionamento della CSR in un periodo quanto mai turbolento. Per gli smemorati: usciamo da una pandemia che ha impattato le nostre vite personali e lavorative quanto nessun altro evento della storia recente; la CSR ha costantemente aumentato funzioni e servizi; i colleghi hanno affrontato nell’ultimo anno la seconda rinegoziazione dei mutui, cosa che ha comportato un carico di lavoro più che doppio per la Divisione Crediti e per chi era gravato da compiti di supervisione, decisione e approvazione di tale lavoro. Nel caso ve lo steste chiedendo, no gli addetti non sono raddoppiati nello stesso periodo.

Ci aspettiamo in ogni caso che la Direzione della CSR che verrà, sia composta da donne e uomini che sappiano e vogliano operare con competenza tecnica, efficienza e trasparenza, per offrire ai soci e clienti della Cassa un servizio sempre migliore.

Quanto alla seconda notizia, il mutato indirizzo sul calcolo dei fringe benefit sui mutui rinegoziati è dipeso unicamente da un recente parere dell’Agenzia delle entrate che ha fatto chiarezza sul punto. La CSR si era limitata ad applicare il criterio definito da Cedacri e accettato dalla Banca d’Italia, e proprio perché le interpretazioni possibili erano diverse si è espressa ora l’Agenzia delle entrate (se era tutto pacifico, che bisogno c’era di fare chiarezza?).

In termini più generali non dimentichiamo che da subito tutte le OO.SS. si sono spese a vario titolo e livello per contrastare l’applicazione  dei fringe benefit ai finanziamenti CSR, ma ci si scontrava con un dato normativo (una legge dello Stato, che – a differenza di quanto molti amano pensare in Banca – siamo tenuti a rispettare) e un parere dell’Agenzia delle entrate contrari, che la Banca e la CSR non potevano ignorare, e solo una novella legislativa ha consentito di superare il problema, non una strabiliante azione risolutiva del nuovo Consiglio.

Non c’è nessun rapporto di causa-effetto fra le due notizie. Sarebbe opportuno che chi commenta le vicende della CSR lo facesse con la massima imparzialità possibile, senza rimandare a presunti sottintesi e sempre ricordando che dietro la sigla CSR ci sono nostri colleghi che lavorano, e lavorano parecchio.

Stupiscono poi, da parte di un sindacato i cui rappresentanti siedono tra i Consiglieri di maggioranza della CSR da molte consiliature, i riferimenti a organi che si sarebbero fatti dominus della CSR mettendo il Consiglio in un angolo. I Consiglieri eletti nella Lista n. 1 (quelli di minoranza) non vogliono “proconsoli” con pieni poteri, quanto piuttosto seri amministratori di una Banca che è patrimonio di tutti i soci e che, come ogni banca, deve fare i conti con le regole e con il bilancio. Va contrastato con decisione il maldestro ma pericoloso tentativo da parte di talaltri Consiglieri di trasformare in “super Consigli di amministrazione” organi endoconsiliari che dovrebbero essere invece di supporto al Consiglio stesso, spogliando di fatto di poteri quest’ultimo.

Ma a cosa servono le critiche distruttive? Troppo spesso si fa finta di dimenticare che a fronte delle aumentate funzioni della Cassa, dell’aumento dei correntisti e dei servizi, i colleghi addetti alla CSR, per volere della Banca, sono pochi, troppo pochi. I disagi cui si va incontro – leggi tempi di erogazione o di risposta – sono figli delle carenze di personale. E si fa finta di dimenticare, soprattutto, che la composizione dell’attuale Consiglio di amministrazione non favorisce certo un dialogo sereno e proficuo.

Neanche è il caso di parlare, infine, delle asserite “vessazioni” a proposito dell’”adeguata verifica”: chiediamoci se può un sindacato che rappresenta i lavoratori della Banca d’Italia classificare in questo modo obblighi che discendono dalla normativa, nazionale e internazionale, e dalle disposizioni attuative di vigilanza. Non si sa se questo modo di vedere adempimenti di legge sia misura della loro ignoranza o malafede.

Quali sarebbero poi questi vizi gestionali di cui si parlava in un volantino sindacale? Quali le prove? Si sa che una affermazione senza prove costituisce solo una opinione del tutto personale…

Confidiamo che le future scelte della Banca d’Italia, da quelle sulla nuova Direzione al rafforzamento dell’organico, dimostrino con i fatti la volontà di preservare e arricchire sempre più il fondamentale patrimonio e bene sociale costituito dalla CSR, e non siano invece volte a sminuirlo.

Roma, 15 febbraio 2024

La Segreteria Nazionale