Il covid e l’acqua calda

Sono già due anni che conviviamo con una pandemia e pertanto alcune considerazioni sembrerebbero scontate. Rimane il fatto che negli ultimi tempi abbiamo spesso scritto ripetendo e ri-chiedendo le stesse cose. Così in un momento come questo, in cui, per il dilagare dei contagi, vediamo purtroppo crescere il numero delle colleghe e dei colleghi che contraggono il virus, rompiamo gli indugi e, superando il timore di passar per quelli che dicono o ripetono l’ovvio, scriviamo pensando che queste considerazioni possano comunque servire a qualcuno (e far riflettere molti).

  1. In epoca di pandemia se ti ammali di Covid non è colpa tua, neppure se per sfortunata combinazione ti assenti – e non sai bene neppure per quanto – in coincidenza con qualche scadenza importante. SarsCovid-19 non rispetta le scadenze di lavoro. E’ un vero peccato che il virus abbia anche questa seccante controindicazione. Non pare tuttavia che al momento vi siano studi specifici (e tantomeno magici rimedi!) su questo effetto collaterale. Vien solo da dire che ove una pandemia intervenga ove già ci sono carenze o tensione negli organici gli effetti si sommano o magari si moltiplicano. Ma questa è scoperta dell’acqua calda.
  2. Riprendere il lavoro dopo aver affrontato il Covid può essere impegnativo. Nella Guida[1] diffusa dalla dall’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro leggiamo che “spesso, dopo la COVID-19, per i dipendenti è necessario un rientro graduale molto più lungo della durata media, che è pari a quattro settimane” e infatti “chi è affetto da sindrome post-COVID spesso tende a subire ricadute in caso di sovraffaticamento”. La guida aggiunge che “spesso questa sindrome si manifesta alcuni giorni più tardi: dovreste regolarvi in base ai vostri sintomi”. Quando torni al lavoro perché finalmente hai un tampone negativo e/o un certificato di guarigione rilasciato dall’autorità sanitaria non significa che sei automaticamente in grado di lavorare freneticamente per smaltire eventuale arretrato nel frattempo accumulato dalla tua struttura. Tantomeno significa che devi sentirti in colpa se non ci riesci. Ma questa, di nuovo, è come scoprire l’acqua calda.
  3. La stessa Agenzia europea ha perfino pubblicato un’altra guida, rivolta espressamente ai dirigenti[2] e presentata con queste parole: Per ciascun lavoratore è necessario fornire un diverso tipo di sostegno a seconda della posizione ricoperta e dei sintomi ancora eventualmente presenti, pertanto, è fondamentale ascoltare le esigenze di ciascuno e monitorare l’evoluzione della situazione. E ancora sembrerebbe di scoprire l’acqua calda.

Chiudiamo con una rassicurazione, sempre tratta dalle guide dell’Agenzia europea:

sebbene la ripresa dalla COVID-19 possa essere lenta, molte persone migliorano col tempo e anche i trattamenti dovrebbero migliorare man mano che si acquisiscono nuove conoscenze. Il rientro al lavoro fa parte del processo di guarigione, anche se deve essere flessibile o a orari ridotti e «ritmo tranquillo» nell’arco di molti mesi”.

Forse queste ultime parole potrebbero essere lette anche alla luce del nuovo modello di lavoro ibrido ma si tratta di valutazioni di ordine più generale che andranno affrontate con grande attenzione per evitare che, invece di scaldare la solita acqua, si rischi di bruciare – insieme alla pentola – la salute delle colleghe e dei colleghi.

Roma, 10 gennaio 2022

La Segreteria Nazionale

[1] https://osha.europa.eu/it/publications/covid-19-infection-and-long-covid-guide-workers

[2] https://osha.europa.eu/it/publications/covid-19-infection-and-long-covid-guide-managers