La Carriera Operativa – Come affondare un’istituzione

Da più parti si sollecita, ormai da tempo, l’avvio di una riforma dell’area operativa; in proposito la Fisac CGIL ha da tempo svolto riflessioni approfondite e avanzato proposte per trovare soluzione agli ormai incancreniti problemi che affliggono questa parte di colleghi.

Se si vogliono davvero, dare risposte concrete, è necessario non dimenticare nessuno, né i meno giovani, che da anni si aspettano una riforma in grado di premiare le loro aspettative (non ultimo il valore dell’esperienza maturata), né i più giovani, che rappresenteranno l’ossatura della Banca del futuro e, tra essi, segnatamente, i vice assistenti: colleghi che si trovano al punto iniziale della carriera e che si attendono, giustamente, un percorso coerente di crescita professionale e retributiva.  

Come ben evidenziato dalla storia sindacale degli ultimi venti anni, purtroppo, molte intese negoziali non hanno tenuto conto di tale esigenza, anzi… Ad esempio, gli accordi del 2002, non sottoscritti dalla Fisac CGIL, hanno associato alla figura del vice assistente un’eccessiva flessibilità mansionistica e una maggiore tempistica per il passaggio di grado il tutto a parità di retribuzione; la creazione, nel 2017, della categoria degli operai di 3^ cat. Junior: un precedente “goloso” per la Banca, anch’esso non avallato dalla Fisac CGIL.

Più in generale, la mancanza di una visione di lungo periodo da parte dell’Amministrazione ha finito di volta in volta per penalizzare le nuove generazioni: mansionari e flessibilità ampliati a dismisura, tempi di carriera amplificati, richiesta di titoli di accesso in Banca ben superiore a mansioni, stipendio e prospettive di carriera reali, trattamento pensionistico al ribasso (vedasi in proposito il modo in cui è stata concepita la Lump Sum).

Ai più smemorati si ricorda poi che le OO.SS. stanno provando dal 2008 a discutere con l’Amministrazione di questo tema e, nonostante i ripetuti cambi di maggioranza sindacale, uno dei punti che da sempre impedisce una positiva conclusione del negoziato rimane sempre lo stesso: l’intenzione della banca di non investire 1 euro sulla riforma, per cui, rimanendo “sul piatto” questa condizione, chiudere o meno la tornata contrattuale rappresenta un falso problema.

Questa O.S. ha più volte scritto che è possibile creare percorsi di carriera che premino le conoscenze e le professionalità acquisite, dentro e fuori la Banca, dando al contempo garanzia di crescita retributiva per tutti. 

Piuttosto, la domanda da farsi è perché un’istituzione che si (auto) dichiara moderna e attenta alle necessità dei propri dipendenti ritenga utile – anche per garantirsi un futuro – rifiutarsi di fare un serio investimento su una parte importante dei colleghi, affievolendone così il senso di appartenenza e peggiorando il clima lavorativo. 

Riteniamo che i colleghi abbiano aspettato fin troppo per una riforma della carriera operativa che possa consentire il giusto riconoscimento per la loro professionalità e conoscenza.

La Fisac CGIL è disponibile a discutere da ieri dei problemi dell’area operativa. La Banca deve abbandonare il pervicace atteggiamento del “risparmio ad ogni costo”. Nel mondo sindacale è necessaria la maggior coesione possibile, cominciando con l’abbandonare atteggiamenti volti solo al puro proselitismo, ma inutili se non dannosi, per raggiungere l’obiettivo di una seria riforma della carriera operativa. 

Roma, 14 dicembre 2021

La Segreteria Nazionale