Rientri

A 3 giorni dalla data del 15 ottobre, prevista per i rientri, tutto è avvolto nel mistero.

Nonostante la promessa (…) della Banca di fornire istruzioni di dettaglio in merito, tutto tace.

Unica nota (dolente) è quella n. 1447512 pubblicata ieri da cui, in merito, solo due cose sembrano emergere:

  • che “Per la permanenza nei luoghi di lavoro restano confermate le misure di prevenzione del contagio sin qui adottate, in particolare il distanziamento interpersonale di almeno un metro e l’utilizzo delle mascherine in presenza di altre persone.”

Si tratta di un’affermazione a dir poco singolare, poiché le misure “sin qui adottate” sarebbero invece quelle volte a evitare il sovraffollamento degli uffici, con un ricorso ampio al lavoro delocalizzato, ad esempio. E mentre la Banca in molti locali non rispetta neppure le disposizioni che essa stessa si è data coi suoi protocolli unilaterali e dichiarazioni del RSPP (il plexiglass, questo sconosciuto) è a dir poco riduttivo che nei messaggi che continua a somministrare ai suoi lavoratori, come fossero una terapia antibiotica, sia solo menzionato il metro di distanza e la mascherina (potrebbe almeno esortarli a lavarsi le mani, sigh!).

L’unica cosa che davvero rileva è che una Istituzione come la Banca d’Italia si sia rifiutata di incontrare i Sindacati sul tema della sicurezza in occasione di rientri massivi del personale e in costanza dell’emergenza sanitaria e abbia scelto di limitarsi a indicare misure di sicurezza irrisorie per un luogo di lavoro.

  • che “Considerata la flessibilità di orario negli accessi esistente in gran parte delle Strutture (…)

In situazioni, residuali ed eccezionali, di accesso contemporaneo di un ingente numero di persone che possa provocare assembramenti o eccessivo allungamento dei tempi di ingresso, gli incaricati dell’accertamento possono ricorrere al controllo a campione, garantendo comunque la più ampia copertura possibile dei soggetti che accedono ai luoghi di lavoro”.

Scopriamo quindi che, in aggiunta al sovraffollamento degli uffici avremo anche assembramenti agli ingressi.

Forse al riguardo conviene chiarire la situazione: capiamo che la Banca si sia ormai abituata al concetto del dipendente “on demand”, molto flessibile e sempre disponibile al pc, ma forse sfugge che il tanto decantato “ritorno alla normalità” che impone (in costanza di emergenza), farà sì che non solo gli orari dei dipendenti tornino quelli di prima, ma che gli stessi avranno qualche difficoltà in più, se solo si pensa al caos che vige nel sistema dei trasporti.

I dipendenti non entreranno con orari flessibili, entreranno come facevano prima, condizionati dagli orari dei mezzi, da quelli delle scuole, ecc. ecc.

E considerando che già ora è presente il 50% della compagine, i numeri sono destinati a crescere in misura notevole.

Quindi le situazioni residuali non saranno affatto tali.

E anche qui, nessuna previsione di salute e sicurezza è stata adottata, considerando che gli addetti al controllo degli accessi in Banca non sono, al momento, deputati a occuparsi di assembramenti.

Nel frattempo mancano ancora linee guida utili e esaustive sui rientri.

I dubbi al solito si moltiplicano, come si moltiplicano misure difformi tra Strutture diverse, da cui ci arrivano informazioni di disposizioni “fantasiose”, come quelle di non fare smart working di lunedì o di venerdì e nemmeno a ridosso delle ferie. Il che, con un negoziato in corso sul lavoro agile, è davvero preoccupante.

Naturalmente nella situazione attuale, tutto questo va a scapito non solo di qualunque coerenza ma soprattutto di qualunque previsione davvero organica a tutela della salute dei lavoratori.

Un comportamento avventato, ma niente in confronto all’evidenza del fatto che mancano totalmente, sebbene chieste a più riprese, indicazioni per i fragili (dove fortunatamente è intervenuta la legge) e per i care givers: non considerare le esigenze di questi ultimi non è avventato, è disumano.

Roma, 12 ottobre 2021

La Segreteria Nazionale