Una lunga scia di plastiche tossiche serpeggia da giorni nell’Oceano Indiano, allungando le sue spire mortali per chilometri e chilometri.
Ha raggiunto già le spiagge dello Sri Lanka, devastandole.
La nave mercantile porta container X-Press Pearl sta affondando.
Diventerà un mostruoso relitto che vomiterá in mare le tonnellate di carburante che ha in pancia e tutto il suo carico.
Così si è compiuto l’ennesimo scempio ecologico del nostro tempo.
Il tempo.
Quanto ne abbiamo ancora davanti? Quanto ne rimane prima che il nostro mondo inizi a dissolversi con una rapidità tale da non riuscire più ad arrestarlo?
Di tempo ce ne è poco, eppure non cambiamo le nostre abitudini.
Ancora petroliere e navi container sono le regine degli oceani, mentre un modello di consumo di prossimità è lontano dalle nostre abitudini.
Ancora le emissioni sono tutt’altro che sotto controllo.
Ancora si fa scempio di acqua per allevamento, agricoltura e produzione industriale, mentre vengono assetate intere popolazioni e persino nel nostro mondo civilizzatissimo il razionamento dell’acqua comincia a essere pratica diffusa.
Ancora un nuovo modello di produzione, consumo e mobilità non è il nostro piano A, ma una voce residuale della lista delle cose da fare.
L’Earth Overshoot Day è la data dell’anno in cui si calcola che l’umanità ha consumato interamente le risorse prodotte dal pianeta nell’intero anno, e sta quindi iniziando a usare risorse non rinnovabili ai ritmi biologici della Terra.
Nel 2000 è stato il 23 settembre.
Nel 2005 è stato il 26 agosto.
Nel 2010 è stato il 9 agosto.
Nel 2015 è stato il 4 agosto.
Nel 2019 è stato il 29 luglio.
Sempre prima, sempre più presto.
Si stima che nel 2050 l’umanità consumerà il doppio di quanto la Terra produce.
Eppure un nuovo modello è possibile.
Nel 2020 l’Earth Overshoot Day è stato il 22 agosto.
Nell’anno del Covid, il virus che ha fermato il mondo ha frenato l’autodistruzione dell’uomo facendola indietreggiare di decenni.
Un paradigma di vita, produzione e consumo certamente irripetibile e caratterizzato da drammatici profili economici e sociali ma utile a capire che dobbiamo rallentare e che farlo produce effetti concreti e immediatamente visibili.
Sono tante le scelte che possono cambiare la situazione.
Piccole scelte individuali – ad esempio scelte di consumo – che ciascuno può fare contribuendo a preservare il pianeta più di quanto sembri in apparenza.
Ma la vera differenza la faranno le grandi Organizzazioni, le Autorità – come il nostro Istituto -, le Nazioni, i Governi e le scelte politiche.
Non sono scelte rinviabili, vanno fatte subito.
Continuiamo a ripeterci che anche da un evento tragico quale quello della pandemia ci sono delle lezioni da imparare, ma nessuna traduzione concreta di questi buoni propositi sembra ancora visibile.
E per il 5 giugno 2021, giornata mondiale dell’ambiente, crediamo importante ricordare che la lezione ecologica è probabilmente la prima da imparare.
Il momento per farlo è questo, nel concreto. Ed è già tardi.
“Siete rimasti senza scuse e noi siamo rimasti senza più tempo”. (Greta Thundberg)
Roma, 4 giugno 2021
La Segreteria Nazionale