Con la comunicazione dello scorso martedì la Banca ha reso note le modalità di rientro di cui da settimane si vociferava, chiarendone finalmente i termini: tutto il personale nelle zone gialle e bianche dovrà svolgere la propria prestazione lavorativa in presenza complessivamente per almeno 5 giorni al mese, mentre l’attuale modalità lavorativa rimane valida in caso di zone arancioni o rosse.
Tutto chiaro, vero?
In realtà di chiaro non c’è proprio nulla e, come al solito, subito dopo la pubblicazione del messaggio è iniziato il lavoro di esegesi del testo che, pur avendo impegnato i più durante tutta la festa della Repubblica, risulta ancora lontano da univoca interpretazione.
A complicare ulteriormente la situazione ci si sono messi i piani ferie già approvati che hanno aggiunto dubbi ai dubbi, come se non bastassero quelli canonici di scelta tra vacanza al mare o in montagna, con un’infinità di diverse deduzioni applicative: chi ritiene che i 5 giorni vadano garantiti anche laddove ci siano settimane di ferie programmate nell’arco del mese, chi invece ritiene che i giorni vadano decurtati in proporzione ai periodi di congedo.
Alcuni considerano tuttora vigenti le situazioni di esonero già concesse, altri stanno procedendo a fare un “tagliando” alle causali per verificare che sussistano ancora.
Taluni, considerando già trascorsa una settimana di giugno, si stanno tarando sui 4 giorni, altri si stanno chiedendo in che misura incida la festività del 2.
Qualcuno sta predisponendo formule di precisione per conciliare i 5 giorni col numero di addetti tenuto conto della capienza delle stanze, a distanza di un metro, in fila per tre col resto di due, altri si stanno affidando alla cabala, basata sul numero di protocollo del messaggio moltiplicato per 5.
Insomma, una situazione tutt’altro che lineare e che sta creando molto caos, nonché un proliferare di varianti applicative da fare invidia al Covid-19.
Di sicuro, nel constatare l’illogicità del provvedimento, nella tempistica e nella vaghezza del dettato, non si può fare a meno di chiedersi quale ne sia la finalità.
Non certo la socializzazione forzosa che la Banca da tempo decanta visto che, con molta probabilità, al proprio turno di rientro, ciascuno di noi sarà pressoché solo in ufficio, con alcuni colleghi a casa e altri in ferie.
Lungi da noi pensare che si tratti dell’ennesimo tentativo di generare, tanto più nel periodo sereno delle ferie, una “fame” di smart working che rendendolo “merce rara” ne accresca la quotazione sul mercato per uno scambio più profittevole per la Banca.
Rimane perciò solo da concludere che si tratti di un divertente indovinello: chi capisce come si devono “incrocchiare” i 5 giorni, vince.
Ad oggi, purtroppo, non ha vinto nessuno.
Auspichiamo perciò che la Banca ne fornisca al più presto la soluzione, con indicazioni chiare e univoche, perché sarebbe uno spoiler rispetto ai temi del negoziato dimostrare già ora che le regole non sono nemiche della flessibilità ma è anzi la loro assenza a generare caos, iniquità e malcontento.
Roma, 4 giugno 2021
La Segreteria Nazionale