Con l’incontro di ieri si è avviata la discussione su orario e modalità di lavoro post pandemia, ovvero quando tutti noi saremo ritornati ad una situazione di piena normalità, termine che preferiamo a “nuova normalità”, che sembra evocare qualcosa di diverso da quello che ha potuto conoscere e vivere ognuno di noi fino allo scoppio della situazione di emergenza sanitaria in cui ancora oggi ci troviamo. Quello che auspichiamo, infatti, è che torni presto la normalità e che venga definito un nuovo quadro regolamentare per il lavoro in Banca d’Italia.
Come annunciato, la Banca ha presentato delle slides riassuntive della seconda versione del libro bianco, trasmesso a tutti i colleghi lo scorso 5 maggio, aggiornato con l’esito delle analisi condotte dalla task force.
Dato l’interesse che la materia costituisce per i colleghi, in molti avranno certamente già scorso i contenuti del documento e non riteniamo per questo utile entrare nel dettaglio dell’esposizione.
Sinteticamente, i concetti principali esposti dalla Delegazione hanno riguardato: la volontà della Banca di pervenire a una modalità di lavoro ibrido, con un delocalizzato su 2/3 giorni a settimana senza timbratura, svolto nell’arco della “normale” giornata lavorativa, prevendendo delle finestre orarie di contattabilità. L’idea della Banca è che post pandemia il lavoro delocalizzato dovrebbe rappresentare il 30% del totale.
In linea di massima, la Delegazione aziendale ha condiviso alcuni dei principi fondamentali che questa O.S. ha ritenuto alla base di qualsiasi negoziato in materia, primo tra tutti quello della volontarietà nella scelta se eseguire la prestazione da remoto anziché in presenza.
Ha anche evidenziato quelli che ritiene aspetti critici: una minor efficienza in alcuni settori – tipicamente quelli meno delocalizzabili – la presenza di rischi operativi, le maggiori difficoltà di comunicazione, la necessità di prevedere momenti di socializzazione tra i colleghi.
È indubbio che il lavoro svolto dalla Banca rappresenta una base di partenza per avviare la trattativa, non foss’altro per l’analisi approfondita e per le informazioni rappresentate.
È altrettanto certo che il lavoro negoziale da fare è ampio e complesso perché nonostante le oltre 80 pagine che compongono il documento molti aspetti cruciali sono ancora da definire.
Anzitutto, parere della Fisac CGIL, sussistono delle proposte dell’Amministrazione ancora troppo rigide. Si fa riferimento, ad esempio, alla percentuale di smart working a regime, sicuramente troppo bassa anche rispetto al fatto che le funzioni della Banca giudicate delocalizzabili rappresentano quasi il 90% del totale e che per molte di esse la stessa task force ha rilevato addirittura un aumento di efficienza.
Non è chiaro inoltre quali sarebbero le modalità autorizzative: se da una parte regole rigide potrebbero rendere troppo burocratico il ricorso al lavoro agile, è anche vero che occorrerà fare in modo che ci sia un’uniformità di comportamenti per non rendere completamente arbitrario e differenziato tra le Strutture il processo.
La Fisac Cgil ritiene che nelle proposte della Banca manchi la sottolineatura della pari dignità tra lavoro smart e lavoro in presenza; in un futuro contesto lavorativo di ampio ricorso dei colleghi al “delocalizzato” è importante che sussistano le stesse opportunità professionali e di carriera a prescindere dalla modalità di lavoro svolta.
Fondamentale, per la Fisac CGIL, è l’accesso allo smart working da parte di tutti i colleghi, anche a coloro che operano in compiti più operativi (Circolazione monetaria, Gsp delle Filiali, STC ecc.) attraverso le turnazioni di personale, il ripianamento degli organici delle strutture in deficit di personale, la formazione, lo sviluppo di ulteriori compiti da delocalizzare.
Non è pensabile infatti che, se davvero lo smart working costituisce uno strumento di conciliazione vita-lavoro, questa esigenza sia riconosciuta solo ad alcuni colleghi e non ad altri: si tratterebbe di una disparità e una discriminazione ingiustificabile.
Le stesse rilevazioni effettuate dalla task force, infatti, devono scontare il fatto di essere state condotte in periodo pandemico, in cui sussistono forti limitazioni di vario ordine alle attività (si pensi anche solo agli split-team): sicuramente in una situazione di normalità si potrebbero recuperare ampi margini di efficienza anche nei settori citati e con un numero significativo di colleghi in delocalizzato.
Rimane inoltre la necessità, sempre ribadita da questa O.S., che il negoziato interessi non solo lo smart working ma una complessiva rivisitazione della materia dell’orario del lavoro, che non preveda la soppressione quanto piuttosto il potenziamento di alcuni degli istituti già attualmente previsti e regolamentati, quale in primo luogo il telelavoro.
Già dal prossimo incontro, che è previsto per giovedì 13 p.v., prenderà avvio la vera fase negoziale: sarà finalmente il momento della definizione di quelle regole sul lavoro che sono mancate per un periodo troppo lungo e in merito alle quali la Fisac Cgil ritiene che vada condotta una risolutiva discussione con la Banca.
Roma, 7 maggio 2021
La Segreteria Nazionale