La solidarietà non vede l’ora

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Con lo scoppio della pandemia la riforma dell’orario di lavoro è diventato uno dei cardini centrali delle trattative in corso e dell’attenzione collettiva.

Eppure il fatto che, in Banca d’Italia, l’orario di lavoro andasse riformato, sistemato, mantenuto e ammodernato lo si sapeva da un sacco di tempo.

Purtroppo, però, la dinamicità elefantiaca della nostra Amministrazione ha sempre tardato nel muoversi, zavorrata anche da tatticismi di varia origine e natura.

Per questo motivo, qualunque istituto si sia pensato, nel tempo, per accelerare i processi, ha stentato a decollare o ha mostrato limiti operativi: osservatori, tavoli vari, task force…niente sembra far smuovere la Banca dal suo atteggiamento attendista.

Anche per questo, nel nostro Istituto, alla pandemia ci si è arrivati così impreparati. Per questo non si riesce a fronteggiare l’emergenza se non con assuefazione ai Dpcm, per questo non si riesce in alcun modo a guardare al domani.

Tuttora siamo in attesa delle “grazie” della Task force della Banca per riprendere il confronto sullo smart working…ma intanto?

Nel frattempo che succede ai lavoratori?

Nel frattempo il mondo va avanti e succedono un sacco di cose, belle e brutte, come capita sempre nella vita.

Tra queste, però, alcune meritano maggiore attenzione, ancor più nel momento difficile che viviamo. E la nostra comunità non si è mai mostrata indifferente: in tante occasioni è stata data dimostrazione di solidarietà verso chi è stato segnato da situazioni personali difficili.

Non è sempre possibile però dare aiuti concreti. Di sicuro non si può quando mancano gli strumenti.

Da tantissimo tempo esiste l’istituto delle ferie solidali: l’ordinamento le ha introdotte già dal 2015 e da allora sono state adottate e regolamentate in un’ampissima molteplicità di aziende e istituzioni.

In Banca, invece, non esistono.

Eppure si tratta di un istituto teso ad andare incontro alle situazioni difficili con un piccolo gesto spontaneo e poco gravoso, che però può dare davvero un aiuto concreto a chi ne ha bisogno.

Le misure di contrasto alla pandemia hanno agito soprattutto sulla nostra mobilità. Molti colleghi, non potendosi spostare, non potendo programmare, pernottare, prenotare hanno cumulato un po’ più di ferie del solito.

Dall’altro lato, molti colleghi, di quei giorni, ne avrebbero bisogno.

E il nostro Istituto, invece, aspetta.

Cosa, non si sa. Sappiamo che quando arriverà sarà sempre troppo tardi per qualcuno.

La riforma dell’orario di lavoro è una necessità. La richiesta di discuterne non è una velleità di lavoratori pigroni, non è un capriccio teso ad alimentare la narrazione dei volantini sindacali.

In alcuni casi è addirittura un dovere, etico e civile.

Si dice spesso che il tempo sia denaro.

Non siamo d’accordo.

Innanzitutto, il tempo è vita.

Roma, 1 marzo 2021

La Segreteria Nazionale